RISERVA NATURALE ORIENTATA CAMPOLINO

Regione: Toscana
Provincia: Pistoia
Comune: Abetone

N° elenco ufficiale aree protette di cui al Decreto del 27/04/2010: 184
Provvedimento istitutivo: DM 26 luglio 1971, 29 marzo 1972 e 02/03/1977
Altre classificazioni: Riserva Orientata e Biogenetica; Zona di Protezione Speciale “Campolino” ai
sensi della direttiva 79/409/CEE e succ. mod. riguardante la protezione degli uccelli; quasi
totalmente inserita nel Sito d’Importanza Comunitario “Alta Valle del Sestaione” istituito ai sensi
della Direttiva 92/43/CEE
Proprietà: Statale

Altitudine: min. 1400 m - max 1800 m
Estensione: ha 98

Descrizione
Di elevatissimo interesse scientifico, istituita allo scopo di conservare la pecceta (bosco di abete
rosso) autoctona più meridionale d’Europa e con essa l’intero ecosistema circostante. Il territorio si
presenta con morfologia molto accidentata dove a macereti e balzi rocciosi si alternano ripiani
paludosi e fratture di sprofondamenti, che in alcuni casi hanno permesso la formazione di piccoli
laghi di particolare bellezza e rilevanza quali il lago del Greppo e il lago delle Bruciate. Ben
evidente, soprattutto nelle parti più elevate, la morfologia glaciale, che si presenta in una serie di
circhi glaciali.

Come raggiungere l’area: la Riserva è raggiungibile da Pistoia percorrendo prima la SR 66 e poi
la SS12 in direzione di Abetone; in località Fontana Vaccaia, poco prima della località Le Regine, si
devia sulla SP 20 seguendo le indicazioni per l’Orto Botanico. L’accesso alla Riserva è possibile
soltanto con l’accompagnamento del personale del Corpo Forestale dello Stato.

Riferimenti:
- UTCB di Pistoia, Via del Carmine n°8, 51100 Pistoia, tel. 0573/23103, E-mail

- Posto Fisso di Abetone, Via del Brennero n°159, 51021 Abetone, tel. 0573/607004.

Flora e vegetazione:
L’unicità della Riserva è rappresentato dalla popolazione autoctona di abete
rosso (Picea excelsa), la cui conservazione nella zona si ritiene sia stata possibile grazie ad un
insieme di fattori favorevoli quali l’altitudine, l’esposizione a nord-est, la temperatura
particolarmente bassa e le elevate precipitazioni, anche sotto forma di neve che può perdurare al
suolo fino al mese di giugno. Assieme all’abete rosso sono presenti specie erbacee tipiche delle
peccate subalpine fra le quali il licopodio annotino (Lycopodium annotinum), l’orchidea listera
minore (Listera cordata), l’erba lucciola delle peccete (Luzula luzulina). Alle altitudini inferiori la peccata pura lascia il posto gradualmente a boschi misti con abete bianco (Abies alba) e con faggio (Fagus sylvatica) mentre a quote più elevate si sviluppano la brughiera a Vaccinium ed Empetrum e la prateria, ricca di specie vetegali di grande interesse fitogeografico come la genziana porporina (Genziana purpurea) o l’aquilegia alpina (Aquilegia alpina). In diversi punti della Riserva si trovano anche prati umidi, acquitrini e piccoli laghetti come il Lago del Greppo, caratterizzati da una flora particolare: attorno a quest’ultimo specchio d’acqua, originatosi probabilmente per un antico sbarramento da frana, e nei pressi del prato umido de Le Lamacce, si sono sviluppate infatti ampie torbiere con Eriophorum e Sphagnum, ed è possibile osservare rare specie vegetali come la calta palustre (Caltha palustris) e l’erba unta biancomaculata (Pinguicola spp.) che è una delle poche piante carnivore italiane.

Fauna:
Per quanto riguarda gli uccelli, gli spazi aperti di alta quota costituiscono il terreno di caccia per l’aquila reale (Aquila chrysaetos), che nidifica poco lontano e laddove predomina la roccia si possono incontrare lo spioncello (Anthus spinoletta), il sordone (Prunella collaris), il codirossone (Monticola saxatilis) e il culbianco (Oenanthe oenanthe). Nelle aree boscate invece, assieme alle specie più comuni come il fiorrancino (Regulus ignicapillus), il regolo (Regulus regulus), il tordo bottaccio (Turdus philomelos) ed il ciuffolotto (Pyrrhula phyrrula), si trovano anche uccelli di grande interesse conservazionistico, quali il rampichino alpestre (Certhia familiaris), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) ed il picchio muratore (Sitta europea). Per quanto riguarda i mammiferi, la scarsa presenza dell’uomo e l’assenza della caccia hanno favorito il ritorno del lupo (Canis lupus), e permesso ai predatori, ad esempio la martora (Martes martes) e la faina (Martes foina), un tempo considerati “nocivi”, di riequilibrare la loro presenza. Nelle zone aperte e nei macereti spesso è possibile udire i “fischi” della marmotta (Marmota marmota), reintrodotta a fine anni 50 dall’Amministrazione Forestale. Tra gli invertebrati viene segnalata la presenza di alcune specie di Lepidotteri molto rari appartenenti al genere Erebia, oltre alla farfalla apollo (Parnassius apollo) e alla licena azzurra della genziana minore (Maculinea rebeli). Soprattutto in prossimità delle aree umide sono facilmente osservabili anfibi di interesse conservazionistico, come ad esempio il tritone alpestre (Mesotriton alpestris apuanus), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex) o la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).