I CORAZZIERI
Lo Squadrone Carabinieri Guardie del Re
corazzieri_15Il 7 febbraio 1868, per ordine del Ministero della Guerra, vennero concentrati in Firenze 80 Carabinieri a cavallo (40 della Legione di Firenze, 20 della Legione di Milano, 20 della Legione di Bologna) destinati come scorta d'onore al corteo reale che doveva formarsi allorquando la Principessa Margherita di Savoia, andando sposa al Principe Umberto, sarebbe entrata solennemente in città.

I Carabinieri, nella circostanza, indossarono gli elmi e le corazze che già erano stati impiegati nel 1842 in occasione delle nozze del Duca di Savoia con l’Arciduchessa Maria Adelaide di Lorena.

corazzieri_16Questa volta, però, lo squadrone formatosi in Firenze non venne subito dopo disciolto, ma fu invece destinato alla guardia dei reali appartamenti e scorta d’onore alla persona del Re. Formato come era da elementi tratti dalle varie Legioni del Regno, si badò che i singoli componenti dello speciale reparto possedessero, oltre a peculiari doti fisiche di statura, particolare robustezza ed abilità nel montare a cavallo e, soprattutto, distintissimi requisiti d’ordine morale e disciplinare.

Alla sua prima costituzione l’organico prevedeva: 1 capitano comandante, 4 ufficiali, 9 sottufficiali, 69 carabinieri e 50 cavalli (che nel 1870 vennero portati a 70).Tale reparto assunse, in breve volgere di tempo, varie denominazioni: Corazzieri, Guardie d’onore di S.M., Carabinieri Reali Guardie del Corpo di S.M.; Drappello Guardie di S.M., Carabinieri Guardie del Re, nome, questo, che rimase sino a che durò la monarchia.

corazzieri_17Nel 1869, con effetto dal 1° gennaio, l’organico venne aumentato e stabilito in: 1 capitano, 4 ufficiali subalterni, 12 sottufficiali e 88 carabinieri. Fu questo il nucleo, che mantenendo immutate le caratteristiche essenziali di reclutamento e composizione organica e modificandosi soltanto in qualche particolare, divenne poi il prestigioso Squadrone Carabinieri Guardie del Re, comunemente chiamato, per brevità, Squadrone Corazzieri.

Con R.D. del 7 gennaio 1870 si addivenne alla definitiva soppressione stabilita per il 1° febbraio successivo delle compagnie Guardie Reali del Palazzo, le cui tipiche funzioni divennero prerogative del nuovo Squadrone.

Quando la Real Casa, nel 1871, si trasferì da Firenze a Roma, la seguì un distaccamento di Carabinieri Guardie del Re al comando di un ufficiale subalterno. Formatasi la Legione Carabinieri di Roma, lo squadrone passò a far parte della medesima e fu così interamente riunito nella capitale, che ne divenne da allora la sede naturale.

A testimonianza dell’efficienza e dell’attaccamento al dovere del reparto di nuova istituzione, basta ricordare due episodi fra i tanti che si ebbero nel periodo che seguì fino allo scoppio della Grande Guerra.

corazzieri_18Il 17 novembre 1878 a Napoli, mentre la vettura reale, in cui avevano preso posto il Re e la Regina, accompagnati dal Principe ereditario e dal ministro Cairoli, si trasferiva dalla stazione al palazzo reale, scortata dallo Squadrone Carabinieri Guardie del Re in formazione aperta, fu attentato alla vita di Umberto I da parte di un individuo, tale Passanante, armato di pugnale.

Al primo colpo, sviato dal ministro Cairoli, ne seguì un secondo che venne fermato da un fendente di sciabola vibrato dal comandante della scorta, capitano De Giovannini, il quale, prontamente intervenuto, con estrema decisione e rapidità immobilizzò l'attentatore impedendogli di attuare il proposito criminoso.

L'ufficiale venne decorato di Medaglia d'Argento al V.M. "per avere contribuito personalmente ad impedire che avesse avuto effetto l'attentato alla reale Persona", e la città di Napoli gli offerse una sciabola d'onore.

L'altro episodio si verificò a Roma il 14 marzo 1912, pochi minuti prima delle ore 8. Vittorio Emanuele III, accompagnato dalla Regina, si stava recando in carrozza coperta dal Quirinale al Pantheon per assistere alla Messa in memoria di Umberto I.

Giunta la carrozza reale dinanzi al palazzo Salviati, su corso Umberto, un certo D'Alba, appostato tra le colonne dell'edificio, estrasse la pistola nell'intento di far fuoco contro la vettura. Di quel gesto si accorse in tempo il tenente Cellario Serventi, che scortava la carrozza sulla destra, mentre il maggiore Giovanni Lang scortava sulla sinistra.

L'ufficiale, allertando la scorta, che immediatamente si serrò attorno alla vettura, e dando ordine di accelerare l'andatura, si pose contro lo sportello destro, allo scopo di coprire i sovrani. Il primo colpo esploso dall'attentatore uccise il cavallo montato dal brigadiere Marri, che si era posto nel frattempo poco innanzi allo stesso sportello; il secondo colpo, invece, ferì alla testa il maggiore Lang, che cadde privo di sensi. Al suo posto subentrò subito un brigadiere che lo seguiva, impedendo così che si aprisse una falla nella formazione.

Appena rientrato il corteo al Quirinale, il Sovrano encomiò solennemente il tenente Cellario e tutto lo squadrone ed ordinò che l'alto suo riconoscimento fosse inserito nelle cartelle personali dell'ufficiale e di tutti i Carabinieri Guardie del Re: "Per il modo ammirevole con cui la scorta si è comportata, per la calma serena con la quale ciascuno ha mantenuto il proprio posto, malgrado che il maggiore Lang cadesse ferito e malgrado la inevitabile confusione del momento".