I CORAZZIERI
Le origini
corazzieri_04I Corazzieri seguono il filo ideale di una tradizione di servizio alla persona del Capo dello Stato che trae le sue origini fin dal tempo di Amedeo VII (1383-1391), chiamato il Conte Rosso per il colore che egli prediligeva nel suo abbigliamento, il quale aveva una guardia di Arcieri, comandata da un capitano e con tre trombettieri, tutti savoiardi, con compiti di vigilanza all'interno e all'esterno del palazzo del Conte.

Le funzioni militari degli addetti alla sua persona sembra siano state adempiute dagli Scudieri. Arcieri e Scudieri dipesero dapprima dal Maestro di Palazzo, poi dal Gran Scudiero. Il primo ordinamento regolare del complesso della Casa ducale è contenuto nei "Decreta seu Statuta" del 1430 di Amedeo VIII, primo Duca di Savoia; ma non vi si trova alcuna disposizione di particolare interesse. Fu Emanuele Filiberto il primo a dare un assetto stabile e consistente alla sua "Casa militare". Il Piemonte era ancora smembrato e conteso a causa della lunga e sanguinosa guerra tra Francia e Spagna ed Emanuele Filiberto, comandante dell'esercito spagnolo delle Fiandre, aveva una scorta personale, chiamata Guardia d'Onore del Principe, costituita da una compagnia di Arcieri a cavallo, formata da gentiluomini savoiardi e di cui si conosce l'organico, che era di 50 uomini, oltre il capitano, il luogotenente, il furiere, la trombetta ed il maniscalco.

Nonostante la sua esiguità, questo reparto ebbe modo di distinguersi e di imporsi il 10 agosto 1557 battendosi valorosamente nella famosa battaglia di S. Quintino, che segnò la grave sconfitta dei francesi. Rientrato faticosamente in possesso dei domini paterni dopo la pace di Cateau-Cambrésis dell'aprile 1559, il Duca si dedicò alacremente al riordinamento del suo piccolo stato e, nel quadro della generale ristrutturazione dell'esercito, che rese stanziale, provvide a potenziare la sua Guardia d'Onore aggiungendo alla compagnia Arcieri una compagnia di Archibugieri a cavallo (1560).

corazzieri_05Nel 1567 Emanuele Filiberto costituì un reparto speciale detto Compagnia Gentiluomini d'Arme della Casa di S. A. formato da nobili scelti fra i suoi vassalli savoiardi e piemontesi, 50 dei quali erano già stati adibiti a disimpegnare il servizio di Corte. Modernamente armati, erano dotati di ottimi cavalli e indossavano armature dorate e grandi casacche di velluto nero con larghi passamani in oro e seta. La situazione della Guardia d'Onore rimase immutata per qualche anno, finché nel 1573 Emanuele Filiberto soppresse la compagnia Gentiluomini d'Arme e, nel penultimo anno del suo regno (1579), divenuto ormai signore di tutto il Piemonte eccetto i marchesati di Saluzzo e Monferrato, provvide ad un ulteriore potenziamento della Casa militare con una compagnia di Svizzeri cattolici. In detto periodo, pertanto, facevano parte della Guardia una compagnia di Arcieri a cavallo, una compagnia di Archibugieri, mista di personale a piedi e a cavallo, e una compagnia di Svizzeri. L'assieme di questi reparti era posto al comando di un colonnello generale della Guardia che, a sua volta, dipendeva dal Gran Scudiere.

Furono questi reparti originari che, con parziali modifiche, continuarono a costituire l'ossatura della Guardia nei secoli successivi. Essa, infatti, rimase sempre formata da tre reparti fondamentali con compiti delimitati e cioè: gli Arcieri, cui erano affidati i servizi d'onore e la scorta dei sovrani e dei principi in pace e in guerra, gli Archibugieri e gli Alabardieri, che avevano in custodia l'interno dei palazzi reali, gli Svizzeri, cui competeva la guardia dell'esterno. In determinati casi tali reparti assolvevano anche compiti di polizia, ma fin dalla prima istituzione il loro impiego fu essenzialmente di rappresentanza, anche nei confronti di personalità straniere nel corso di particolari manifestazioni e cerimonie. Come risulta da una relazione dell'ambasciatore veneto Girolamo Lippomano, speciali onori, con largo intervento degli uomini della Guardia in tenuta di gala, venivano riservati agli ambasciatori in occasione del loro insediamento o del loro congedo dalla Corte per fine mandato. Non si era ancora pervenuti all'uniformità vera e propria nel vestiario e nell'equipaggiamento delle milizie piemontesi, e tale situazione si ripercuoteva anche sulle Guardie d'Onore del Duca.

corazzieri_06Però, tanto queste ultime quanto le altre milizie usavano portare sulle armature o sul vestiario determinati accessori che ne distinguevano i compiti e le specialità. Così, mentre i Gentiluomini d'Arme portavano, sopra l'armatura, casacche di velluto nero, gli Archibugieri della Guardia indossavano una casacca azzurra e gli Arcieri, nelle cerimonie di Corte, una bandoliera alla quale appendevano l'arco, destinata a rimanere contrassegno tradizionale delle Guardie del Corpo. Le altre milizie cingevano una sciarpa azzurra come da ordine impartito dal Duca il 10 gennaio 1572. Con la successione di Carlo Emanuele I, la Guardia d'Onore rimase articolata sulle tre compagnie di Arcieri, Archibugieri e Svizzeri, ma subì vari mutamenti negli organici in quanto il ducato dell'ambizioso ed irrequieto Carlo Emanuele fu lungo e tormentato da guerre che si succedettero con ritmo incalzante, cosicché le truppe savoiardo-piemontesi furono spesso e duramente provate, ed in particolare modo lo furono i reparti della Guardia. Li ritroviamo infatti questi ultimi nel corso della sfortunata impresa diretta ad asservire Ginevra, all'assedio di Mons nell'ottobre del 1590, allorquando la compagnia Arcieri si distinse per aver eroicamente difeso lo stesso Carlo Emanuele che aveva corso il pericolo d'essere fatto prigioniero.

Nel medesimo anno fu ancora la compagnia Arcieri, con alla testa il Duca in persona, a caricare con eccezionale impeto il nemico che, in un'ardita sortita dalla piazza di Pertuis il cui investimento non era riuscito, non solo ostacolava la ritirata delle truppe ducali, ma stava addirittura per catturarne l'artiglieria. L'anno successivo, quando i Ginevrini ripresero l'offensiva contro Carlo Emanuele con l'appoggio della Francia, la stessa compagnia Arcieri, sempre al comando personale del Duca, caricò il nemico con successo attorno a Vinon, riuscendo brillantemente a disimpegnare un grosso reparto di cavalleria piemontese dalla pericolosa situazione in cui era stato posto dalle truppe francesi del Marchese La Vallette. Nel fatto d'arme lo stesso Duca ebbe ucciso il cavallo. Nell'archivio di Stato di Torino, sez. IV, ord. gen. mist. cart. V, risultano le menzioni a 12 soldati della Guardia per atti di valore compiuti. Lo stesso anno, vennero modificati gli organici della compagnia Svizzeri ed il comando del reparto fu affidato ad un capitano con rango di colonnello. Nel 1607, durante la spedizione in Provenza contro i francesi, Carlo Emanuele, memore probabilmente delle imprese della compagnia Arcieri, le attribuì la nuova denominazione di Compagnia Gentiluomini Arcieri, destinandola al suo esclusivo servizio e autonominandosi capitano.

corazzieri_07Potenziò, inoltre, la Casa militare, istituendo una compagnia Corazze del Duca, con il seguente organico: un capitano, un luogotenente, un portacornetta, una trombetta, un maniscalco, un foriere, un palliassero e 40 corazze. L'incarico di costituire il reparto fu affidato al colonnello Scalenghe. Nel 1624, per i servizi d'onore e di sicurezza alla persona di Maria Cristina, figlia di Enrico IV re di Francia che era andata sposa a Vittorio Amedeo destinato a succedergli, Carlo Emanuele designò un reparto a cavallo di nuova formazione, denominato compagnia Archibugieri di Madama Serenissima. Divenuto Duca Vittorio Amedeo, ulteriori modifiche furono apportate alla Casa militare. Nel pur breve periodo del suo governo (1630-1637), il principe, nonostante avesse ereditato il ducato in assai tristi condizioni e fosse per natura incline alla pace e all'equilibrio, dovette sostenere una notevole attività bellica impostagli più che altro dalle circostanze, per cui si trovò a dover incrementare, nel numero e negli organici, le milizie non esclusi i reparti della Guardia.  La compagnia Arcieri venne portata a 80 uomini, la compagnia Archibugieri a 108, la compagnia Archibugieri di Madama Serenissima assunta la nuova denominazione di compagnia Corazze di Madama Reale a 90 ed infine la compagnia Corazze del Duca a 113 unità.

Quest'ultima nel 1636 fu disciolta e, in sua vece, fu creata la compagnia Corazze di S.A.. Nel 1637, alla morte di Vittorio Amedeo, avendo il primogenito Francesco Giacinto appena 5 anni, la reggenza del ducato venne assunta dalla vedova Maria Cristina (la prima ad avere il titolo di Madama Reale, verosimilmente per i suoi natali) che la mantenne anche quando a Francesco Giacinto, morto l'anno dopo, successe il fratello Carlo Emanuele ancora in tenera età. Durante la reggenza, nel 1639, venne costituita una nuova compagnia Archibugieri a cavallo di Madama Reale. Sotto il governo di Carlo Emanuele II (1648-1675) e alla morte di Maria Cristina, venne soppressa la compagnia Corazze di Madama Reale. Rimase, invece, la compagnia Archibugieri a cavallo di Madama Reale per i servizi d'onore alla seconda moglie del Principe, Maria Giovanna di Nemours. In quel tempo, 1° capitano delle Guardie fu Vittorio Maurizio Pallavicino dei Marchesi di Ceva, che tenne l'incarico per ben 22 anni.

Alle operazioni intraprese dal Duca contro Genova nel 1672 e dirette da Don Gabriele di Savoia, parteciparono tutti i reparti della Guardia ad eccezione della compagnia Corazze di S.A. e della compagnia Svizzeri. Risulta, da numerose citazioni, che a quell'epoca fu per la prima volta applicato il monogramma ducale sulle corazze dei reparti della Guardia e che gli uomini della compagnia Corazze di S.A. erano elegantissimi nella loro severa uniforme scarlatta, mentre gli Archibugieri di Madama Reale indossavano ricche casacche nere gallonate d'oro e d'argento, che procurarono loro l'appellativo di Guardie Nere di Madama Reale.