L'evoluzione della Riforma Baistrocchi

Tre ufficiali nelle diverse tenute adottate in seguito alla Riforma Baistrocchi ed allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Con la IV serie di Aggiunte e Varianti al Regolamento sull'uniforme del 1931, pubblicata il 3 aprile 1934, furono stabilite le uniformi per gli ufficiali dell'Arma che andiamo ad esaminare in dettaglio. Ordinaria. S'indossava sia in servizio che in libertà, salvo diverse indicazioni. La giubba era del modello prescritto per il Regio Esercito, in tessuto diagonale o cordellino nero, con bottoni d'argento che recavano impresse le cifre reali VE contornate da nodi di Savoia. Il collo aperto era in panno castorino nero bordato di panno scarlatto, ornato dai particolari e tradizionali alamari in filo d'argento tuttora in uso; le tasche erano, come detto, a toppa, con cannello centrale e pattine. I paramani orizzontali, pure filettati in panno scarlatto, erano sormontati dalle insegne di grado in gallone d'argento con occhiello o "giro di bitta" come per la Marina, ma ovale non tondo come questa. Le controspalline rigide e mobili, bordate di rosso, avevano al centro la fiamma distintiva dell'Arma in oro, quelle degli ufficiali superiori erano inoltre guarnite con un galloncino d'argento.


Maresciallo a cavallo nell'uniforme introdotta dalla Riforma Baistrocchi, caratterizzata dalla giubba a collo aperto e dal berretto piatto.
Camicia bianca con colletto rovesciato, spesso inamidato e cravatta in rayon nero. I pantaloni si portavano corti da cavallo, con doppie bande scarlatte; erano anche previsti facoltativamente in ufficio o fuori servizio pantaloni lunghi senza bande e con risvolti al fondo. Il berretto di nuovo modello era in cordellino nero e recava sulla fascia i gradi in giri concentrici di galloni d'argento; il fregio consisteva in una fiamma grande d'oro e granata d'argento bordata d'oro con al centro il monogramma reale in oro. Completavano il tutto: stivali neri con speroni o scarpe a seconda del tipo di pantalone utilizzato e guanti in pelle marrone (facoltativi, fuori servizio in pelle o filo bianchi). Nella stagione invernale si indossava il cappotto di castorino nero del taglio previsto per gli ufficiali del Regio Esercito, ossia lungo sino a 20 cm. sotto al ginocchio, a doppio petto chiuso da una doppia fila di tre bottoni grandi d'argento, originariamente lisci poi, dal 1938, con cifre reali e nodi di Savoia, le asole erano sottopannate in rosso; le due tasche a taglio, come quelle dei soprabiti civili, erano chiuse da altrettante alette e sotto la sinistra vi era un'apertura per consentire il passaggio dei pendagli della sciabola e dei fiocchi della sciarpa che veniva, come ora, sempre indossata sopra la giubba.

I paramani, orizzontali come quest'ultima, erano ugualmente sormontati dai gradi. Sul retro, all'altezza della vita, il cappotto era guarnito da una martingala tagliata in due parti sovrapposte (la sinistra sulla destra), fissate con due bottoni grandi simili agli altri. Sempre in vita , al centro sotto la martingala, vi era uno spacco che arrivava sino all'orlo inferiore, chiuso da cinque bottoncini d'argento e coperto dalla giuntura di due piegoni sulle falde (questo capo, mentre va in stampa il presente volume, esiste ancora a consumazione, facoltativo fuori servizio o per chi svolge lavoro d'ufficio). Gli ufficiali dei Carabinieri avevano ed hanno ancora in dotazione il mantello in panno nero (l'antica mantellina), foderato per circa un terzo di rosso, che si indossava generalmente con l'uniforme da visita, oggi soprattutto per cerimonie di particolare solennità (ma può essere portato facoltativamente anche in luogo del soprabito).

Riguardo alla grande uniforme, quella per gli ufficiali dell'Arma non era mutuata dall'uniforme ordinaria, come per gli altri, con l'aggiunta degli ornamenti specifici detta anche "grande uniforme militare", ma essi indossavano quella tradizionale con abito a code, conosciuta anche con il nome di "grande uniforme storica" descritta ancora nel regolamento del 1931. Di marcia (quella che sino ad allora era la piccola uniforme). S'indossava nei servizi armati, in ordine pubblico, nelle esercitazioni e nelle visite prescritte dal regolamento ai comandi dipendenti. Era in tutto simile all'uniforme ordinaria, con in più il cinturone bordato di rosso con spallaccio e fondina per la pistola, che diversamente veniva portata sotto la giubba come avviene tuttora; inoltre la camicia, sempre con cravatta nera, era in tessuto grigio-verde. Il berretto a "padella" fu sostituito nel 1936 da quello da campo, la famosa "bustina" adottata per il Regio Esercito il 18 aprile 1935 (anche questa sperimentata prima in colonia) in panno nero con profilature scarlatte e fregio piccolo in oro uguale a quello del berretto; sul lato sinistro erano cuciti i gradi: stellette d'argento che gli ufficiali superiori portavano inscritte in un rettangolo in galloncino d'argento.


Ufficiali della Scuola Centrale dei Carabinieri di Firenze nell'uniforme bianca estiva (1938).
Estiva.
Ecco un'altra importante novità "africana" introdotta dalla Riforma Baistrocchi e destinata a durare sino ad oggi: prima di quell'epoca, infatti, venivano indossati gli stessi capi di panno di lana in ogni stagione, con notevoli sofferenze per i militari soprattutto nel clima estivo italiano. Anche per gli ufficiali dei Carabinieri venne quindi consentita l'uniforme estiva, facoltativa per tutti e da indossarsi solo in guarnigione, mai nei servizi armati, né al comando di truppe, in linea di massima nel periodo giugno-settembre (come avviene più o meno anche oggi). L'uniforme ordinaria constava di un berretto del nuovo modello prescritto, in tela bianca con fiamma e gradi su fondo nero. La giubba di lino o cotone bianca era tagliata esattamente come quella nera, senza alamari al collo ove figuravano le sole stellette d'argento indicative dello status militare e senza gradi ai paramani, inoltre le quattro tasche a taglio avevano bordure bianche di cotone rasato (come nell'attuale uniforme estiva degli ufficiali di Marina); le controspalline erano nere filettate di scarlatto con fiamma d'oro e stellette di grado d'argento, per gli ufficiali superiori anche il solito galloncino d'argento tutt'intorno. Camicia bianca con cravatta nera e pantaloni di tela lunghi con risvolti. Scarpe e calze bianche; guanti pure bianchi in pelle scamosciata od in filo.

Per gli ufficiali dell'Arma, oltre all'uniforme ordinaria, era prevista, come per gli altri del Regio Esercito, la grande uniforme estiva (come peraltro già da un pezzo praticato nelle colonie). Questa, in tutto simile all'ordinaria, aveva in più: sciarpa azzurra, insegne delle decorazioni, cordelline d'argento, pendagli e dragona della sciabola da grande uniforme, colletto della camicia inamidato. A questo punto ci si consenta un'annotazione: appare quanto meno singolare che sia stata prevista una grande uniforme estiva derivata dall'ordinaria per i Carabinieri i quali, abbiamo visto, che come grande uniforme usavano soltanto quella "storica". Il fatto può essere spiegato con l'intento lodevole di non sacrificare più del necessario l'ufficiale, presente individualmente, in cerimonie di importanza molto limitata o comunque non tale da esigere un'immagine così prestigiosa come la grande uniforme "storica". Da visita/cerimonia. Mentre l'adozione di questa particolare uniforme dal taglio "retro", ma elegantissima nella sua sobrietà, fu certamente un'altra grossa novità per gli ufficiali del Regio Esercito, non così per quelli dell'Arma, che avevano ancora in dotazione, quale uniforme ordinaria in luogo del grigio-verde modello 1908, la bella giubba adottata nel 1902 e derivata a sua volta dalla tunica umbertina modello 1873 (vds. volume 2).


Sottotenente in uniforme ordinaria di cordellino nero (1934).
Così, nel 1934, mentre per gli altri veniva introdotta un'uniforme da visita/cerimonia nera quasi del tutto simile alla precedente ordinaria degli ufficiali dei Carabinieri, questi la ebbero riconfermata, con piccolissime modifiche e di colore nero in luogo del turchino, con la nuova destinazione d'uso. Ecco i dettagli: solito berretto a "padella" in panno castorino nero; giubba pure in castorino nero chiusa da una doppia fila di nove bottoni d'argento come quelli della nuova ordinaria posti leggermente a V, con collo dritto di velluto nero ornato dagli alamari e filettato di rosso, controspalline mobili nere sempre filettate rosso con stellette di grado d'argento e fiamma d'oro, paramani a punta di velluto filettati rosso e guarniti con tre bottoncini alla giuntura, sul dietro due finte tasche verticali con due bottoni d'argento ciascuna e cinque cannellature verticali; pantaloni lunghi in cordellino nero con sottopiede e due bande scarlatte per gamba intramezzate da una pistagna ugualmente rossa; camicia bianca con colletto dritto inamidato; stivaletti neri di vernice e guanti in pelle o filo bianchi. Quella appena descritta era propriamente l'uniforme da visita, prevista facoltativamente di pomeriggio quando i civili indossavano il tight, la stessa diveniva da cerimonia/sera con l'aggiunta delle spalline d'argento della grande uniforme, da indossarsi quando era previsto il frac o lo smoking, con anche la sciarpa e le decorazioni metalliche ove queste fossero previste per tutti, con l'aggiunta ulteriore della bandoliera d'argento alla presenza del re, di membri della famiglia reale o del capo del governo (grande uniforme da cerimonia).