Le prime variazioni

Carabiniere a piedi in uniforme da parata con le variazioni del 1818.
Il 15 ottobre 1817 vennero disposte alcune variazioni al Regolamento del 1814. In particolare per tutti gli ufficiali dell'Armata Sarda, ad eccezione dei generali, furono aboliti i distintivi di grado su colletto e paramani, sostituiti a loro volta per i Carabinieri Reali e per i "Reggimenti di Sua Maestà" da un ricamo d'oro o d'argento foggiato a "catenella". Nel documento è pure prescritta la frangia delle spalline, differenziata, come già detto, nei vari gradi: Generali, "grovigliuola" (filato spesso, d'argento per i Carabinieri, ritorto a spirale) grossa; Colonnelli, Tenenti Colonnelli e Maggiori, grovigliuola piccola; Capitani, Luogotenenti e Sottotenenti, filato arricciato e leggermente più corta". La medesima frangia era usata anche per le rispettive dragone. Le nuove disposizioni entrarono in vigore il 1° maggio 1818. In quello stesso anno ai Carabinieri venne concesso l'uso di un bordo d'argento sulle falde del cappello e di un pennacchio turchino a piume rase alto trenta centimetri. gennaio 1819.

Carabiniere dei primi anni di vita del 'Corpo' in atto di salutare. Prima che venisse introdotto il tradizionale saluto militare, le forze armate sarde effettuavano il saluto sollevando il cappello.
Dettagli interessanti sulle uniformi dei primissimi anni possono essere desunti dal "Regolamento di disciplina di servizio interno per il corpo dei Carabinieri Reali"del 30 giugno 1815, Capo II, ove si parla di grande e piccola uniforme, di "berretta" di fatica e della cravatta nera da portare su un sottogola bianco che faceva anche da orlo superiore. Vi si accenna anche agli "charivary", pantaloni di fatica e da scuderia indossati dagli ufficiali e dai carabinieri a cavallo nei servizi interni di caserma. Si tratta in sostanza di pantaloni larghi di derivazione francese, in panno grigio in inverno e in nankino misto blu dominante e bianco d'estate. Infine i carabinieri a piedi in estate potevano usare indifferentemente ghette di nankino o nere. Altri dettagli li rileviamo nel "Regolamento dell'Amministrazione, e Contabilità" annesso alle "Determinazioni di S.M. relative all'organizzazione e regolamento militare per il Corpo de' Carabinieri Reali" del 9 novembre 1816. Nella Parte Quarta del documento, dal titolo "Stati, Registri, e Scritturazioni concernenti l'Ufficio di Contabilità delle Masse", figurano infatti gli specchi riguardanti lo "Stato generale degl'Effetti di Vestiario, e Selleria stati provvisti agl'Individui del Corpo..." e i contratti per le forniture di stoffe, guarnizioni, sellerie, accessori vari stipulati per lo più con il sarto del Corpo, Giuseppe Calvo, nei quali si trovano alcune descrizioni di dettaglio.

Carabiniere a cavallo con 'bonetto' (berretta) e 'charivary' nell'uniforme di fatica del 1815 ricostruita in una tavola di Giorgio Cantelli.
Apprendiamo così che Grande e Piccola Uniforme variavano in relazione alle mostreggiature dell'abito, con o senza risvolti rossi e, forse, con o senza paramani e colletto celesti, come si evince nel "Modello di Sommissione a firmarsi dal Sarto del Corpo", in cui per l'abito di piccola uniforme non figuravano il panno celeste, né quello scarlatto, né la saglia rossa. Si parla inoltre di "grenate", il che indica l'adozione, avvenuta probabilmente già dal 1815, dell'altro caratteristico simbolo dei Carabinieri: le granate d'argento con fiamma, che sostituirono i bottoni sulle falde dei sottufficiali e dei carabinieri e le cifre reali su quelle degli ufficiali. Del resto, questo particolare è confermato dall'iconografia dell'epoca assieme al dettaglio delle falde più lunghe, simili alle attuali, con doppi risvolti riportato dai figurinisti ottocenteschi.