Non tutti sanno che...

CAU LUSSORIO

Lussorio Cau travestito da pastore sardo all'epoca del suo servizio nel Nuorese.Colonnello dei Carabinieri (Borore, Nuoro, 1867 - Palermo, 1961) - Si arruolò nel 1887 nell'Arma dei Carabinieri, specialità a cavallo, nella quale presto venne promosso Vice brigadiere, distinguendosi, specialmente in Sicilia, nella lotta contro il banditismo e contro la mafia che taglieggiava contadini e pastori. Promosso brigadiere, venne destinato in Sardegna ed assegnato al comando della Stazione di Orgosolo (Nuoro), località tristemente famosa per la criminalità organizzata che vi imperversava. Ebbe occasione di segnalarsi nel 1898 per un conflitto a fuoco sostenuto contro un gruppo di fuorilegge, meritando una prima Medaglia d'Argento al Valor Militare con questa motivazione: "Capo pattuglia, diresse con speciale intelligenza e risolutezza, prendendo anche attiva parte al fuoco, i suoi dipendenti in un conflitto contro tre pericolosi pregiudicati, due dei quali rimasero uccisi".

Durante la permanenza nel Nuorese, sì avvalse della piena conoscenza dei luoghi nei quali era nato e della familiarità con il dialetto allo scopo di rendersi conto della organizzazione banditesca, riuscendo audacemente ad infiltrarvisi. Per meglio conseguire il suo fine, indossò disinvoltamente per qualche tempo il costume sardo di pastore ed assunse falsa identità. Nel febbraio 1899 gli venne conferito un attestato di Pubblica Benemerenza "per l'azione di coraggio compiuta scendendo in un burrone e riuscendo, con l'aiuto di alcuni individui, a sottrarre al pasto degli avvoltoi il cadavere di un pastore precipitatovi accidentalmente".

Dopo che nel maggio 1899 il brigantaggio aveva subito nella provincia di Sassari un duro colpo per le operazioni ideate e dirette dal capitano Giuseppe Petella, comandante la Compagnia Carabinieri di Nuoro, restavano tuttavia da affrontare e da eliminare numerosi altri fuorilegge, tra i quali emergevano per pericolosità il Mulas, il Pau, l'Elias ed i fratelli Serra-Sanna.
L'azione decisiva contro di essi venne effettuata l'11 luglio dello stesso anno, dal capitano Petella affiancato dal brigadiere Cau, comandante la Stazione di Orgosolo, dal vice brigadiere Gasco e da un piccolo nucleo di militari dell'arma, selezionati per tempra e coraggio. Partecipò all'impresa anche un reparto di fanteria, comandato dal tenente Giulio Becchi, del quale riportiamo alcuni brani di testimonianza tratti dal libro "Caccia grossa":

"... Il brigadiere Cau, truccatosi da contadino, se n'era partito solo soletto per quelle montagne: da un picco lontano, frugando la selva con un potente cannocchiale, poi da vicino con mille astuzie con mille trepide cautele, aveva riconosciuto il covo dei banditi, buttato giù uno schizzo, fissato il suo bravo piano e, al momento buono, era corso ad avvisare il capitano che ormai non mancava più che dar l'assalto ( .. ).
L'impresa insomma si riduce a una gran cacciata: l'accerchiamento del bosco, del monte, le poste con le carabine migliori e i battitori che dovranno stanare la fiera: i bravi tra i bravi. Le poste sono collocate a tentoni dal tenente, guidato dal Cau. La gara è a chi sarà della muta dei battitori che affronteranno per primi i banditi. Il capitano rivendica a sé quell'onore: io reclamo il secondo posto: Cau naturalmente è il terzo.
Comincia ad albeggiare: un po' di luce piove sui nostri visi. Il Cau, il quale dirige la spedizione, fa un cenno:
- Aspettate che vado avanti a vedere ( .. ).
Ma oh! ecco la giubba del brigadiere riappare nella cortina dei macchioni. Tutte le teste si sporgono anelanti. Cau volge il viso e sorride. Ci cadde il cuore a quella flemma. E' sfumata! Invece no! il brigadiere fa un gesto in alto col pollice.
- Son lì. Lo Vicu è di guardia (...).
Quell'audacia serena ci dà un impulso supremo.
Un bandito bruno e magro, con una pezzuola bianca annodata alla testa sta semisdraiato fuori, in orecchio. Deve aver sentito qualche cosa; ma, a giudicare dal viso, non sembra troppo allarmato. Impossibile stenderci, incastrati come siamo fra le rocce, coi gomiti nelle costole gli uni degli altri.
D'improvviso, nel silenzio, scoppia un grido che pare uscito dalla terra: che urlo! non lo scorderò mai. Lo Vicu dà un balzo di tigre, s'avventa al fucile, spara, fugge, spara ancora. Una palla mi fischia all'orecchio, fora la giubba del Cau. Tutta la squadra gli fa una scarica addosso. Sento negli orecchi gli spari di chi sta dietro, delle canne passate fra testa e testa: miracolo che non ci si ammazza l'un l'altro!
E' una scena d'inferno. Nell'orrore del luogo, alla vampa delle fucilate, le belve, colte nel sonno, affacciano le ghigne stralunate, sparano urlano imprecano, si sperdono qua e là come un nido di bestie spaurite. La squadriglia con il Cau alla testa si lancia sulle loro tracce come una muta di bracchi, per ricacciarli verso le poste: ecco là il grosso Virdis che non arriva a tener dietro agli altri: una palla lo fa stramazzare come un bue. Uno dei Serra Sanna, Giacomo, si butta a testa bassa verso le poste per forzare la cerchia, ma respinto di là a ripetute scariche cade anch'egli crivellato di palle ( .. ).
E' un momento terribile. Da tutte le poste, da tutti i punti della selva à un tempestare furioso di colpi là dove si vede agitare una pianta, là dove si intravedono le ombre dei banditi, che balzano qua e là in cerca di scampo: sulle nostre teste è un miagolio infernale di palle d'amici e di nemici: una vera battaglia.
Petella, che si è visto cadere accanto i due più fidi, costernato, per impedire altre stragi, grida di cessare l'inseguimento:
Alt! Alt! ( .. ). Il capitano intanto fa levare l'accerchiamento. Da due giorni carabinieri e soldati sono là digiuni, assetati, immobili come i macigni a cui sono addossati. Una trombetta stridula getta il segnale dell'adunata; un'altra le risponde fievole dal fondo del bosco. Uno spettacolo: d'improvviso da tutti i punti della foresta, da tutti i buchi, da tutti i cespugli, sbucano come per incanto frotte e frotte di visi sudici, sfigurati, di divise polverose, lacere, sbrindellate: è un correre, un gridare, un gesticolare, un chiamarsi empiendo di movimento e di vita quei recessi che pur dianzi parevano la dimora fatata del silenzio. ( .. ).
Il brigantaggio nel Nuorese è domato; e nella fosca leggenda che scompare, carabiniere e soldato gettano ancora uno sprazzo di luce purissima, olocausto ad un'era nuova di civiltà e di pace.
"

Per questa impresa, passata alla storia del banditismo come "il conflitto di Morgogliai" il brigadiere Cau venne insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
"Con gravissimo e continuo rischio della propria vita, si recò da solo per ben due volte a riconoscere il rifugio di alcuni famigerati banditi, che avevano sparso la costernazione e il terrore nel circondario di Nuoro, giungendo tra le balze ed i cespugli di una località quasi inaccessibile fino a poca distanza da essi. Quindi prese parte all'azione diretta a catturare i banditi e si distinse fra gli altri per coraggio e sangue freddo, esponendo più volte la vita. Ebbe forato l'abito da una palla avversaria e nell'inseguimento dei malfattori uccise il più pericoloso di essi. - Orgosolo (Sassari), 10 luglio 1899".

In data 28 giugno 1903 il Cau, che intanto aveva raggiunto il grado di maresciallo, venne nominato sottotenente e destinato alla Legione di Palermo. Il 9 giugno 1907 fu promosso tenente e nel luglio dei 1915 capitano, meritando in quegli anni dal Comando Generale dell'Arma vari Encomi Solenni.

Durante la 1a Guerra Mondiale venne decorato, nei primi mesi di operazione sul fronte austriaco, della seconda Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Nel corso della guerra il capitano Cau colse ogni occasione per offrire la sua opera nelle ricognizioni più ardite e in servizi pietosi presso gli ammalati di colera, e adoperandosi, a contatto delle truppe di prima linea, soprattutto nel penoso e faticoso compito di rastrellare gli sbandati e riaccompagnarli sulla linea del fuoco. Gli venne perciò conferita la Medaglia di Bronzo al Valor militare.
Promosso maggiore per merito di guerra il 23 agosto 1917, passò in Ausiliaria l'11 luglio1920. Richiamato successivamente in servizio, fu collocato a riposo il 7 giugno 1928 con il grado di colonnello.