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Bob

«Trent'anni dopo», scrissero i giornali (con un titolo che evocava Alexandre Dumas).
Guenther Huber e Antonio Tartaglia, medaglia d'oro ex-aequo con i canadesi Lueders e McEachern, nel bob a due a Nagano nel 1998.Nel 1958, alle Olimpiadi di Grenoble, un campione leggendario, Eugenio Monti (il "rosso volante") conquistava la sua ennesima medaglia d'oro olimpica, nel bob a due, in coppia con Luciano De Paolis, che aveva preso il posto che era stato in precedenza di Alverà. Nel 1998, alle Olimpiadi di Nagano (le prime del dopo Tomba) due carabinieri - Guenther Huber e Antonio Tartaglia - rinnovano i fasti antichi di una specialità che negli anni Cinquanta aveva riservato all'Italia enormi soddisfazioni. 

Il bob è una disciplina tecnica molto tosta. Si corre, nel bob a due, su un siluro lungo due metri e settanta centimetri, che prevede un peso complessivo massimo di 390 chilogrammi (equipaggio compreso). Pesi e misure sono maggiori per il bob a quattro, naturalmente.
Le piste attuali sono in cemento, coperto da strati di ghiaccio artificiale. Si scende a una velocità media di 120-130 kmh, con punte massime di 150 kmh.
Le prime competizioni risalgono alla fine del XIX secolo, gare organizzate sulle strade di St. Moritz, in Svizzera. I bob di allora erano in legno: oggi sono in vetroresina. Il debutto alle Olimpiadi risale al 1924 (Chamonix). Nel 2002, per la prima volta, corrono anche le donne.

L'emozione di Nagano. Un testa a testa da cardiopalmo con l'equipaggio canadese di Lueders e McEachern. Nella prima manche gli azzurri racimolano cinque centesimi di vantaggio sui canadesi. Nella seconda, i canadesi rosicchiano un centesimo di secondo, e un altro nella terza manche. I due bob sono divisi da tre centesimi. I due carabinieri sono consapevoli di non poter sbagliare nulla. Destino vuole (cos'altro se non il destino?) che nell'ultima manche i canadesi impieghino esattamente tre centesimi di secondo meno di Huber e Tartaglia. Pari merito.
Il siluro rosso di Huber e Tartaglia sulla pista ghiacciata di Nagano.Il tempo complessivo è di tre minuti, trentasette secondi e ventiquattro centesimi sia per gli italiani che per i canadesi. Nel 1968, a Grenoble, era andata nello stesso modo. Monti e De Paolis avevano chiuso alla pari con l'equipaggio tedesco di Floth e Bader. Gli azzurri, in quell'occasione, si erano visti assegnare la medaglia d'oro in virtù del miglior tempo registrato in una singola manche. Stavolta va in modo diverso: il regolamento non prevede più quella regola spietata. Huber e Tartaglia salgono sul più alto gradino del podio insieme con i canadesi. Sul pennone le due bandiere sventolano affiancate. Vengono suonati due inni nazionali. «È bellissimo aver vinto con l'Italia», dichiara ai giornalisti McEachern: «il loro è il mio equipaggio preferito. Non ci capiamo tanto con le lingue, ma siamo amici per davvero». Replica Tartaglia, frenatore del bob italiano: «Solo un grande pilota avrebbe potuto battere Lueders: e Guenther lo è. Non mi importa adesso che i canadesi abbiano vinto con noi: se fossimo arrivati alla pari in tre, sarei stato felice ugualmente».Huber più esperto e freddo, ammette di aver commesso due impercettibili errori nella terza manche: il primo in partenza, il secondo all'ultima curva, quando una codata ha rischiato di compromettere l'assetto del bob.
Huber, il veterano dei due, non è nuovo a soddisfazioni olimpiche.
Quattro anni prima, a Lillehammer, ha ottenuto la medaglia di bronzo - dietro agli equipaggi di Svizzera 1 e Svizzera 2 - in coppia con il frenatore Stefano Ticci (delle Fiamme Oro).
Dietro Tartaglia e Huber altri carabinieri stanno ottenendo risultati lusinghieri in questa difficile specialità: Ivo Feriani, Paolo Bertoldi, Filippo Bussolino. Il sogno di tutti è emulare i vincitori di Nagano, o - più ancora - raccogliere la storica eredità di Eugenio Monti, il "rosso volante" che alle Olimpiadi (negli ormai lontanissimi anni Cinquanta) di medaglie d'oro ne conquistò ben quattro.