Carabinieri nel cinema muto

di Vittorio Martinelli
Subito dopo la prima proiezione pubblica del Cinématographe Lumière, avvenuta a Parigi il 28 dicembre 1895, sorgono in Francia su basi industriali di rilievo, case di produzione come la Pathé e la Gaumont, e così accade anche in Germania, Danimarca, Inghilterra, ove si avrà una notevole fioritura di questa nuova forma di spettacolo.

In Italia, invece, pur rimanendo immutato l'interesse per fl cinematografo, le cui prime proiezioni si sono avute nella prima metà del 1896, nessuno pensa dì realizzare dei veri e propri film, di intraprendere industrialmente un'attività che invece negli altri paesi europei si sta sviluppando con crescente riscontro. Dai baracconi dei primi tempi si passa alla costruzione di veri e propri cinematografi: l'Orfeo (oggi Argo) di Napoli viene inaugurato nel 1901 e così altre sale in varie città della penisola, ove vengono proiettati i film provenienti dalla vicina Francia, ma anche dagli Stati Uniti e da altri paesi; talvolta vengono inserite nel programma anche brevi sequenze realizzate da estemporanei cineasti italiani, per lo più rimasti ignoti, ì quali, dopo essersi muniti di un apparecchio Lumière, hanno ripreso brevi scenette, qualche festa paesana, una processione, una parata militare; ma siamo nel campo di quello che oggì definiremmo "home movìes".

Sarà soltanto nel 1905 che contemporaneamente sorgeranno due "Manifatture per la produzione di pellicole cinematografiche": la "Ambrosio" a Torino e la "Albertini e Santoni" (che l'anno dopo diverrà la "Cines") a Roma.

Si parte tardi, ma si parte alla grande: gli stabilimenti sono molto vasti, enormi vetrate illumineranno le scene che verranno riprese, sia a Torino che a Roma vengono fatti venire tecnici francesi per istruire il personale italiano. E tra i film messi in cantiere dalla "Ambrosio", che ha il suo stabilimento al n. 187 dello Stradale di Nizza, vi è Briganti in Sardegna (1905), di cui si sa solo che a curare le riprese è stato Giovanni Vitrotti, un operatore qui alle sue primissime armi, ma destinato a divenire uno dei maggiori "direttori tecnici", come venivano definiti al tempo del muto i cameramen.

Di Briganti in Sardegna non ci è stato tramandato quasi nulla. Il film è andato perduto e non se ne conosce il soggetto: dai cataloghi della "Ambrosio" risulta lungo 167 metri. Il suggestivo manifesto conservato al Museo del Cinema di Torino ci mostra i briganti che minacciano un carabiniere, il quale sembra opporsi fieramente agli assalitori.

"Il capriccio di un principe", regia di Gennaro Righelli, 1912

Fino a noi è giunto invece un film del 1907, prodotto dalla "Rossi & C." di Torino, intitolato Il cuore più forte del dovere. Il recupero di questo reale incunabolo del cinema italiano è dovuto ad una circostanza abbastanza insolita: la pellicola faceva parte del fondo dell'abate Joye, un sacerdote che insegnava la Storia al liceo Borromaum di Basilea, ed utilizzava i film come un vero e proprio sussidio visivo delle lezioni in un'epoca - i primi anni del secolo - in cui una simile procedura veniva considerata una pura follia, quasi un sacrilegio in un istituto religioso. Infatti Joye fu costretto a lasciare l'insegnamento dopo essere stato accusato dalle autorità scolastiche di esercitare un'influenza demoniaca attraverso le tremolanti immagini del cinematografo. I film rimasero a lungo negli archivi del liceo e vennero recuperati solo una cinquantina di anni dopo: quelli di produzione italiana vennero acquisiti dalla Associazione italiana per la ricerca di storia del cinema.