Dal 1997. La Missione Bilaterale Interforze: il Reparto Carabinieri Albania.

Dislocazione dei Nuclei della Bilaterale in Albania nell'aprile del 1999.La Missione Bilaterale Interforze di Polizia Italia-Albania è una missione attivata nel quadro delle iniziative bilaterali, che opera su territorio albanese dal 16 ottobre 1997. È composta da appartenenti alle tre Forze di Polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza).
Il 17 settembre 1997 fu firmato il Protocollo d'Intesa tra il Ministero dell'Interno italiano e il suo omologo albanese. Il protocollo

«ribadì la necessità di collaborazione in materia di polizia, con la previsione di un progetto di consulenza, assistenza e addestramento a favore delle forze di polizia albanesi».

E quindi la parte italiana si impegnò ad

«affiancare i vertici delle competenti amministrazioni albanesi con esperti di Forze di polizia nazionali (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza), ai fini della riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi e dell'impiego delle risorse in termini di uomini e mezzi sul territorio».

Una delle caratteristiche che contraddistingue questa missione di assistenza è che la consulenza e l'addestramento, attività di supporto e sostegno, si saldano con le attività di carattere operativo svolte dalla stessa Polizia albanese per prevenire e reprimere la criminalità, utilizzando mezzi e materiali forniti dall'Italia.
Il Protocollo sarebbe entrato in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche con le quali le parti avrebbero comunicato l'avvenuto espletamento delle procedure interne per la sua approvazione. Era ovviamente prevista l'intesa e la collaborazione con le altre Forze internazionali presenti sul territorio e operanti nello stesso settore, e cioè Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e Ueo (Unione Europea Occidentale). La firma del Protocollo era stata l'atto conclusivo di un lungo percorso di formazione nella qualifica dei termini dell'assistenza tecnica da parte delle Istituzioni italiane coinvolte. Per l'Arma, l'8 maggio era stato costituito il Reparto Carabinieri Albania, anche in vista degli ulteriori impegni in quello Stato.
Dal 10 al 17 maggio 1997, un gruppo di 13 esperti interforze (Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri) fu impegnato in una fase ricognitiva in Albania per definire le necessità correnti e le potenzialità eventuali delle Forze di Polizia albanesi; ad essa parteciparono cinque unità dell'Arma: 3 ufficiali, un sottufficiale e un carabiniere. Nello stesso tempo, sempre nel quadro del team interforze che componeva il Nucleo Avanzato, il 10 maggio un ufficiale dei Carabinieri fu inviato a Valona, per l'avvio delle disposizioni necessarie allo sviluppo operativo della missione in quel porto e per provvedere ad una assistenza immediata nella riorganizzazione della Polizia locale, così come era stato auspicato dal Ministero della Difesa.
Nello spirito della fase ricognitiva e nell'intento degli elementi dell'Arma vi era la valutazione preliminare delle possibilità e quindi l'inizio del processo di riorganizzazione della Polizia albanese, in particolare per quanto riguardava l'ordine pubblico, il controllo del territorio e le attività investigative, privilegiando soprattutto le aree di Tirana, Scutari e Fier, dove dovevano essere costituiti contingenti di Polizia per le operazioni di pronto intervento, e nei territori di Valona, Durazzo e Korce. Per questa fase di ricognizione sul territorio fu fondamentale la presenza della Forza Multinazionale di Protezione (Fmp), che fu in grado di fornire un notevole supporto al Nucleo incaricato, assicurando sostegno logistico e informativo e garantendo la sicurezza negli spostamenti. Come si ricorderà, i Carabinieri operavano nella Fmp come Polizia Militare.

Uno dei criteri adottati nello svolgimento della Missione Interforze sarebbe stato quello della gradualità degli interventi e del coordinamento con le missioni internazionali analoghe sul territorio. Fu evidente al Nucleo ricognitivo che l'esigenza più forte era quella del ristabilimento dell'ordine pubblico e della sicurezza. Si sentiva quindi la necessità di predisporre un rapido avviamento dell'addestramento di Reparti speciali di pronto intervento, così come tra l'altro richiesto dalle autorità albanesi. Per la parte relativa alla consulenza, fu deciso di inviare a Tirana un primo gruppo di 15 consiglieri (5 per ogni Forza interessata), da inserire nella Direzione di Polizia di Tirana, dalla quale dipendevano quattro Commissariati della città. Era sicuramente opportuno orientare gli interventi su Durazzo e Scutari, ma occorreva attendere prima di inviare consiglieri in altre località dell'Albania, fintantoché le condizioni di sicurezza non fossero migliorate. Nel quadro delle predisposizioni del Proto collo, fu anche prevista la realizzazione di una necessaria Centrale Operativa a Tirana.
Il primo Protocollo d'Intesa aveva una durata di sei mesi rinnovabile: dal 17 settembre 1997 (applicato di fatto il 16 ottobre) al 16 aprile 1998. Il secondo Protocollo, che aveva valore dal 17 aprile al 15 ottobre 1998, fu firmato l'11 giugno, confermando quanto programmato e non attuato per il primo periodo e ampliando i programmi futuri, soprattutto quelli riguardanti l'estensione del controllo del territorio e la formazione degli ufficiali di Polizia e di eventuali istruttori, sia presso l'Accademia di Polizia albanese che presso corrispondenti istituti di formazione in Italia. Si formularono, in quella occasione e successivamente, i programmi relativi alla prosecuzione dell'accordo per altri sei mesi, estendendo ulteriormente il piano di controllo del territorio a Valona e Scutari, con la definizione di un "programma a mare" nell'area sud di Valona, e prevedendo la formazione degli ufficiali albanesi per quanto riguardava sia la Polizia Marittima, sia quella di Frontiera. Venivano approvati il proseguimento dell'azione di consulenza e l'attuazione del piano concernente il settore della Polizia Criminale.
Un terzo Protocollo d'Intesa fu varato il 10 novembre 1998: fu dato sempre maggiore impulso al progetto di consulenza, assistenza e addestramento e formazione delle Forze di Polizia albanesi e soprattutto allo sviluppo di forme di collaborazione integrata a livello tecnico-operativo. Era altresì importante avviare un solido, analogo progetto per la Polizia Criminale. Si prevedeva perciò l'estensione del numero delle unità partecipanti da 70 a 94: nel caso di ulteriore ampliamento della missione si sarebbe potuti giungere a 180 unità.
Di protocollo in protocollo, la Missione Interforze, conosciuta dagli addetti ai lavori come la "Bilaterale", è giunta al 30 giugno 2001 con 100 unità italiane attive sul territorio. Fino a questa data ha visto impegnati 8 militari dell'Arma (2 ufficiali, 4 marescialli, 1 brigadiere e 1 appuntato), numero che si è sempre mantenuto quasi costante per l'intera durata della missione, fatto salvo il periodo della Missione Arcobaleno gestita dalla Protezione Civile.
Nel tempo si è meglio chiarito e formulato l'impegno delle tre Forze di Polizia italiane a favore della Polizia albanese, anche con l'importante obbiettivo di contrastare la criminalità organizzata, uno dei nemici più agguerriti delle Forze di pace in Albania, in Bosnia, in Kosovo. La Missione Bilaterale è stata: a) predisposizione e verifica dei piani di controllo del territorio; b) consulenza per l'organizzazione interna delle strutture di Polizia; c) sviluppo delle attività finalizzate alla riorganizzazione della Polizia di Frontiera e al controllo del confine marittimo; d) formazione del personale sulle tecniche e le procedure operative ed investigative di polizia; e) realizzazione di sale operative con apparecchiature fornite dal Ministero dell'Interno italiano.
Dopo la ricognizione del maggio 1997 si era conclusa la prima fase, quella della esplorazione per la definizione della priorità da dare agli interventi. Fu quindi sentita la necessità di avviare rapidamente la missione e fu presa la decisione di inviare subito una delegazione interforze alla ratifica del Protocollo d'Intesa. Insieme ai colleghi delle altre Forze furono inviati nell'ottobre, per incontri con le autorità albanesi, un ufficiale e un maresciallo dell'Arma che avevano partecipato alla fase di ricognizione, accompagnati da alcuni esperti incaricati della realizzazione della Centrale Operativa.