Un veicolo dell'Arma mentre esegue uno dei suoi pattugliamenti. In primo piano, semidistrutto, un blindato della Polizia albanese.Successivamente a una riformulazione degli incarichi nella missione, fu assegnato all'ufficiale dell'Arma il compito di Responsabile della Valutazione (Chief Evaluation) dei progressi acquisiti dalle Forze di Polizia albanesi addestrate dal gruppo multinazionale. Con il rientro in Italia del funzionario di Polizia, nell'ambito di un tentativo di ulteriore riformulazione e ottimizzazione degli incarichi, fu adombrata l'idea di cancellare la figura di Vice Capo della Missione, ma questa ristrutturazione non venne accettata, e rimase quindi al funzionario italiano della Polizia di Stato l'incarico internazionale.
La Rappresentanza Permanente della Ueo chiese all'Italia di incrementare la partecipazione dell'Arma, e infatti entro il 15 gennaio 1998 si previde di inviare un secondo ufficiale superiore con l'incarico di Consulente giuridico (Legal Advisor) e tre marescialli nei settori Applicazione del Diritto internazionale (International Law Enforcement), Controllo del territorio e Ordine pubblico. Il Comando Generale dichiarò la sua disponibilità ad inviare ulteriori 2 o 3 marescialli istruttori nei settori di intervento che fossero stati successivamente individuati. Già il 7 maggio 1997 un maresciallo aveva raggiunto l'Albania per questa missione, seguito da un ufficiale il 1° luglio; si aggiunsero, il 12 del mese, un ufficiale e due marescialli.
Per riassumere, nell'ottobre 1997 questi erano gli incarichi ricoperti dal contingente italiano, composto da 3 ufficiali e 6 marescialli. Gli ufficiali erano: un Consigliere per gli Affari giuridici, un Ufficiale di collegamento e un Capo della Sezione Analisi. I marescialli avevano rispettivamente i compiti di: Istruttore della Polizia di Frontiera, Valutazione dell'Investigazione sul Crimine; Valutazione dell'Applicazione del Diritto internazionale; Istruttore nel settore dell'Ordine pubblico; Valutazione della Situazione dell'Ordine pubblico.
La Mape svolgeva il proprio mandato in quattro aree principali di intervento: organizzazione e formazione, ordine pubblco, polizia di frontiera, logistica e comunicazioni. Il piano operativo era stato articolato in due fasi, centrato nei settori prioritari di ordine pubblico, della polizia di frontiera e della formazione (Accademia di Polizia). Tre le aree di intervento individuate come le più importanti: aiuto umanitario; addestramento delle Forze dell'Ordine; consolidamento delle strutture democratiche dell'Albania.
Nel settembre 1997 già poteva essere tracciato un primo bilancio della missione: essendo stati addestrati circa 100 istruttori albanesi, era stato raggiunto uno degli obbiettivi a breve termine. Per il lavoro in prospettiva a lungo termine, il principale concetto operativo riposava sull'assistenza che si poteva fornire per un addestramento di base ed uno specializzato. Importante era evidentemente un approccio graduale e il fattivo collegamento con le altre forze multinazionali presenti in Albania. Il 16 settembre 1997 l'Ueo decise di prorogare il mandato della Mape dal 12 ottobre 1997 al 12 aprile 1998. Decise anche di modificare l'organigramma della missione, aumentando il numero delle unità aggregate da 22 a 62; entro il 1998 si doveva giungere alla cifra di 92, con la creazione di un Centro di Addestramento a Durazzo.
Le attività principali furono dunque: la consulenza, che si era esplicata anche nel progettare la nuova legge riorganizzativa della Polizia, con particolare attenzione alle esperienze italiane e francesi; l'addestramento: procedevano i corsi presso l'Accademia di Polizia (fino a quel momento erano stati focalizzati sulla sicurezza e sull'ordine pubblico); la valutazione dei progressi ottenuti, affidata come detto ad un ufficiale dell'Arma: erano stati visitati alcuni Commissariati nell'estremo sud dello Stato, per potersi rendere conto della situazione su tutto il territorio. Era in preparazione anche una seconda fase dell'attività di controllo, che doveva consistere nell'esame dettagliato delle attività operative delle principali unità di Polizia.

A far data dal 7 gennaio 1998 fu costituito il Reparto Carabinieri Ueo-Mape, con l'incarico di fornire compiti di assistenza e consulenza finalizzate alla riorganizzazione delle Forze di Polizia albanese. In quel periodo, per una migliore resa dello sforzo prodotto con l'invio di ulteriori elementi, fu guardato dall'Arma con particolare interesse l'incarico di Capo della Sezione di Consulenza (Chief Advice Section), che era anche consulente del Vice Ministro degli Interni albanese e del Direttore Generale della Polizia albanese. Per questa posizione e per quella di Capo delle Operazioni (Chief Operations) fu previsto di inviare altre tre unità. Nel febbraio del 1998 si decise di ampliare ulteriormente la consistenza della missione da 61 a 100 unità, che passarono progressivamente a 105 e, in seguito, a 107. La Ueo continuò a rinnovare il mandato della Mape di anno in anno fino al 30 giugno 2001.
Si deve ben notare che la Mape continuava ad avere caratteristiche di complementarietà rispetto alla già citata Missione Bilaterale e alla Die. Si caratterizzava per la consulenza fornita alle Forze di Polizia albanesi, senza prendere assolutamente parte attiva in nessuna specifica operazione. Suo scopo globale finale voleva essere quello di avere fatto apprendere e utilizzare le norme europee di organizzazione della Polizia Civile, con particolare riguardo al modo di fare polizia in una società democratica, conforme alle regole e ai valori europei. Si trattava anche di fare in modo che quegli standard fossero mantenuti nel futuro, con un giusto addestramento.
Nel giugno 1998 la Ueo considerò anche la possibilità di allargare il ruolo della Mape a questioni relative alla sorveglianza delle frontiere, alle aree di confine e ad eventuali contributi alle Forze Armate albanesi. Nel mese di luglio, in seguito alla crisi nel Kosovo, il Consiglio Permanente della Ueo decise di rafforzare le attività addestrative e di consulenza della missione in particolare a favore della Polizia di Frontiera albanese, escludendo però l'addestramento delle guardie di confine. Proprio dal punto di vista della consulenza, in agosto la Mape aveva raggiunto un interessante obbiettivo: aveva provveduto a completare la stesura del disegno di legge sulla rifondazione della Polizia, da presentare per l'approvazione al Parlamento albanese.
Il secondo rinnovo della Mape, dall'aprile 1998 al 12 aprile 1999, vide anche un progressivo aumento del controllo politico sulla missione, che riduceva molto il margine di discrezionalità del quale avevano goduto il Capo Missione e l'importante Cellula di Pianificazione. Inoltre, sempre di più fu riconosciuto e si affermò, peraltro correttamente, il grado di complementarietà e coerenza con gli sforzi sostenuti dalle altre missioni di assistenza alla Polizia albanese - sia multinazionali sia bilaterali - che erano attive in quegli anni.
Con il rinnovo, vi fu anche una riorganizzazione degli incarichi interni: nel dicembre del 1998 alcuni furono soppressi, decidendo di ipotizzare una struttura più snella, soprattutto del Comando. Era importante per l'Italia e per l'Arma continuare ad avere competenze di alto profilo, che fossero decisionali in ambito di una Polizia a ordinamento militare, per non essere esclusi dal quel processo. Poiché i compiti di analisi e di pianificazione della Mape continuavano ad accrescersi, nell'ambito della Cellula di Pianificazione dell'Ueo, la cui direzione era stata affidata alla Spagna, si ravvisò l'esigenza di destinare un ufficiale dell'Arma presso quella Cellula, appunto perché partecipasse ai processi decisionali, oltre a fornire il collegamento con la Mape stessa. Quindi, occorreva sostenere e rafforzare la presenza italiana: non solo una conferma delle posizioni chiave occupate, ma il loro miglioramento con posti di più elevata responsabilità. In questo modo la componente italiana, l'Arma in particolar e, avrebbe potuto partecipare e meglio contribuire all'elaborazione della strategia generale e controbilanciare la presenza forte dei rappresentanti dei Paesi scandinavi, funzionari di Polizia a status civile.