Un'altra foto che ritrae il capitano Giuseppe Borgna con il Capo di Stato Maggiore del XVI Corpo d'Armata Emilio Guglielmotti. Il 22 giugno 1916 il Corpo assumerà la denominazione di Comando Truppe d'Occupazione in Albania.Deciso l'impianto della Scuola, era stato dunque destinato a comandarla il Borgna, al quale vennero affidati i soli incarichi di istituirla e farla funzionare, di sorvegliarla e dirigerne la disciplina, mentre l'impiego in servizio di istituto dei gendarmi delle Stazioni venne riservato esclusivamente al Commissario per gli affari civili della Prefettura di Valona, ruolo allora conferito al capitano Fortunato Castoldi. Dopo la partenza di quest'ultimo per una licenza in Italia, il Borgna assunse anche le funzioni di Ispettore della Gendarmeria, con complete attribuzioni disciplinari, di servizio e amministrative. Le difficoltà incontrate per arrivare a far funzionare la Scuola furono moltissime: fu difficile innanzi tutto trovare un locale adatto ove alloggiare l'Istituto. Il necessario risanamento dei locali, trovati in pessime condizioni, oltre a costare parecchio, ritardò l'inizio dei corsi al 1° luglio 1915, quando, con un numero di 45 allievi, fu possibile iniziare l'istruzione.
Così, nel quadro generale del conflitto e della presenza del Corpo d'Occupazione italiano in Albania, l'Arma iniziò a mettere mano alla riorganizzazione della Gendarmeria albanese che, nella prima decade del mese di maggio del 1915, era costituita nel seguente modo: un maggiore con il ruolo di Comandante, 2 capitani, 4 tenenti, 2 sottotenenti e 338 militari di truppa, dei quali 30 a cavallo e 7 telefonisti. L'organico totale prevedeva 350 unità, con una deficienza a quella data di 3 unità. Durante il periodo bellico, dunque, il Corpo venne riorganizzato, e dalla Scuola Allievi gendarmi, dove venivano arruolati su base volontaria e non più coscrittoria giovani albanesi, uscì il primo nucleo di gendarmi locali, che si segnalò per disciplina ed un notevole grado di efficienza. In sintesi, dal 1914 al 1918 l'organizzazione del servizio dell'Arma dei Carabinieri Reali in Albania ebbe il suo sviluppo in due servizi principali: uno generale dei Reparti vari dell'Arma e delle Direzioni di Polizia e uno di riorganizzazione della Gendarmeria albanese.

IL 1° Corpo d'Istruzione della Gendarmeria albanse nel 1919. Nelle pagine successive: una relazione del capitano Carlo Bonnet. Essa documenta, tra l'altro, che tra il 1919 e il 1920, in Albania, al capitano venne affidata la Scuola Allievi Gendarmi.Verso la fine della guerra, l'Italia aveva occupato quasi tutto il territorio albanese e a Durazzo si costituì, favorito dal Regio Governo, un Governo provvisorio albanese. Quando, l'11 novembre 1918, fu firmato l'armistizio, in Albania ancora non era stata terminata la creazione di un Corpo di Gendarmeria indigeno, mentre era precipuo interesse del Governo albanese poter fare conto sulla costituzione di una Gendarmeria nazionale, con reclutamento regolare e continuo. Appena costituito, il Governo provvisorio albanese con sede a Tirana si affrettò a decidere ufficialmente l'istituzione di una propria Gendarmeria sul tipo dell'Arma dei Carabinieri, richiedendo al Governo italiano una Missione militare, per affidare agli ufficiali componenti il compito di continuare l'istruzione degli allievi gendarmi e terminare soprattutto l'opera di organizzazione della Gendarmeria.
Alla fine degli eventi bellici, il 16 febbraio 1919, il Comando Supremo del Regio Esercito richiese al Comando Generale dell'Arma, per l'invio in Albania, finalizzato sempre all'organizzazione della Gendarmeria albanese e delle milizie albanesi, 2 capitani, 2 ufficiali subalterni, 14 sottufficiali e carabinieri. Gli ufficiali destinati furono tre: i capitani Enrico Locatelli e Angelo Manfredi, e il tenente Ulderico Barengo.
Al tenente colonnello Rodolfo Ridolfi, inviato l'8 febbraio 1918 in Albania, fu assegnato di organizzare questo Corpo: in quel periodo egli era in Italia, quale Comandante dei Carabinieri Reali, distaccati presso il XVIII Corpo d'Armata mobilitato. Oltre al Ridolfi, al quale fu conferita la qualità di Comandante di Corpo, vennero ulteriormente destinati alla Missione 5 maggiori, 4 capitani (di cui uno era di Fanteria, per l'istruzione al tiro delle mitragliatrici) ed alcuni sottufficiali. Tutto il personale venne scelto dal Ridolfi. L'organico della Missione fu completato solamente alla fine del 1919.
Furono così costituiti cinque Battaglioni della forza di 600 uomini ciascuno, divisi in Compagnia, Tenenza e Stazioni, e furono istituite organicamente due Scuole di allievi gendarmi: una fu installata a Tirana (Albania settentrionale) e un'altra ad Argirocastro (Albania meridionale). Il Corpo ebbe una propria giurisdizione territoriale, ben distinta da quella dei Carabinieri italiani che ancora operavano in Albania, nelle more del trattato di pace, integrati nel Corpo di Spedizione italiano. I Battaglioni ebbero la propria sede in ciascuna provincia dell'Albania settentrionale, mentre non fu possibile ancora, per ragioni politiche, costituire delle Sezioni nell'Albania meridionale, che veniva rivendicata dalla Grecia.
Per quanto riguarda il personale albanese, vennero chiamati a posti di comando effettivi albanesi ex ufficiali dell'Esercito turco, rimasti in Albania dopo la cessazione della dominazione ottomana. Questi ex ufficiali erano in parte già conosciuti dagli italiani, soprattutto dal Capo Missione, che era stato per lunghi anni in Turchia con i generali Emilio De Giorgis e Mario Nicolis di Robilant per l'organizzazione della Gendarmeria imperiale ottomana. Furono reclutati anche alcuni giovani albanesi, i quali avevano compiuto corsi militari presso l'Esercito italiano. La direzione, la sorveglianza e il funzionamento dei servizi vennero devoluti agli ufficiali italiani, mentre l'autorità disciplinare fu riservata agli ufficiali albanesi. Il Ridolfi ebbe dal Governo albanese la nomina a Comandante Generale del Corpo di Gendarmeria.
Per praticità venne redatto dalla Missione, sulla base dei regolamenti italiani, adattato alle esigenze albanesi, un Regolamento organico e generale in lingua albanese, comprendente la materia disciplinare, quella speciale dei doveri dei gendarmi, quella amministrativa in genere, nonché le istruzioni sulle esercitazioni militari e sulle armi e sul tiro. L'armamento dei gendarmi era costituito da un moschetto per cavalleria mod. 1891 e da una pistola a rotazione mod. 89. Sorsero però giornalmente grandi difficoltà di ogni specie, e per rendersene conto basti pensare al problema di organizzare un Corpo Speciale Militare di Polizia in un periodo e in un territorio dalla sovranità fragile e discutibile. Senza dimenticare poi la mancanza delle caserme e di ogni altro strumento adatto allo scopo.
La Missione doveva anche adattarsi alle vedute e alle esigenze particolari del Governo provvisorio albanese, ma nel contempo fare opera di professionale organizzazione del Corpo. Vi furono sovrapposizioni e interferenze che resero complicato il mandato. Il 13 giugno 1920 il Comando Carabinieri del Comando Truppe Alleate in Albania riportava che dal 6 al 12 giugno bande armate di ribelli albanesi avevano attaccato diversi presidi della zona esterna della provincia di Valona, sopraffacendoli e catturandoli. Si ebbero anche dei morti.
Il 2 agosto 1920 fu firmato tra italiani e albanesi un Protocollo d'intesa preliminare. Le truppe italiane furono ritirate da Valona e da tutto il territorio albanese, ad eccezione dell'isola di Saseno, per ordine del Ministero della Guerra, il successivo 9 agosto: erano presenti sul territorio circa 300 carabinieri. Lo Stato albanese si ricostituì. Il 6 aprile del 1922 fu disposto il rimpatrio del contingente italiano ancora dislocato a Scutari: rientrarono così in Italia anche gli ultimi 5 carabinieri che avevano fatto parte del Corpo di Spedizione.

Militari albanesi. Le cartoline si riferiscono al lungo periodo in cui fu presente nel loro paese il Colonnello Crispino Agostinucci, al quale, sebbene informalmente, fu affidata l'intera Scuola di Gendarmeria.Al ritiro delle truppe italiane, i successivi Governi albanesi conservarono fino al 1924 l'organizzazione lasciata dalla Missione dei Carabinieri. Dopo questa data i vari Comandi furono soppressi e sostituiti da truppe non sempre regolari. Nell'ordinamento di quella Gendarmeria rimasero comunque tracce indelebili della professionalità dell'Arma.
Nel corso del ventennio successivo, l'Albania perse progressivamente la sua sovranità, sotto l'influenza sempre più forte e diretta del Regno d'Italia, fino a divenirne parte integrante. Il quadro della collaborazione si ampliò e si estese a vari settori, nell'orizzonte delle direttive politiche del Governo di allora, configurandosi però giuridicamente in una veste diversa da quella che contraddistingueva le missioni dei Carabinieri Reali all'estero.
Sia pure non trattandosi di una Missione all'estero nel vero senso della parola, non bisogna comunque dimenticare la lunga presenza e l'opera del colonnello Crispino Agostinucci in Albania, dopo il ritiro delle truppe italiane. Egli ebbe il compito di organizzare l'Ente Nazionale Gioventù Albanese, del quale divenne l'Ispettore Centrale di Educazione Fisica come «dottor» Agostinucci, preparando inoltre la "pre-militare". In quel periodo era Addetto Militare a Tirana il generale Alberto Pariani e con lui Agostinucci si occupò anche della Gendarmeria albanese, tenendo i contatti con le Scuole Carabinieri in Italia e selezionando di fatto gli albanesi da inviare per istruzione negli Istituti italiani di formazione militare. Nonostante vestisse in borghese e ufficialmente non fosse un appartenente all'Arma dei Carabinieri, tutti sapevano della sua vera identità e a lui si rivolgevano per quanto riguardava la riorganizzazione della Gendarmeria, che continuava ad essere all'attenzione del Governo di Tirana.

Militari albanesi. Le cartoline si riferiscono al lungo periodo in cui fu presente nel loro paese il Colonnello Crispino Agostinucci, al quale, sebbene informalmente, fu affidata l'intera Scuola di Gendarmeria.Nel 1928 egli discusse ancora una volta al Parlamento albanese un progetto di legge riguardante la riorganizzazione di quel Corpo, su proposta di un deputato di Argirocastro, Kassem Bey Dragonitsa: si prevedeva di affidarne l'organizzazione ad ufficiali dei Carabinieri italiani, che avrebbero costituito una Scuola di Gendarmeria per istruire gli allievi, anche provenienti dai ranghi dell'Esercito. Si prevedeva altresì, presso ogni Sottoprefettura, un nucleo di circa 50 gendarmi da affidare, sempre per l'organizzazione del servizio, a marescialli dei Carabinieri, oppure ad ufficiali. Il colonnello Crispino Agostinucci fu molto attivo come organizzatore e come «ufficiale di collegamento» informale e ufficioso tra le autorità albanesi e i Carabinieri. Dalle sue carte, che sono conservate al Museo Storico dell'Arma, si può ricostruire un interessante spicchio delle relazioni italo-albanesi del periodo fra le due guerre, e meglio comprendere le vicende di Tirana, sia prima che dopo i due conflitti mondiali.