1900 - 1914. Nell'Impero Celeste: funzioni di polizia e di controllo.

L'Arma durante la rivolta dei Boxers, nella interpretazione del pittore Ireneo Janni.Il motivo determinante dell'interesse europeo in Cina, fu, oltre all'espansione imperialistica e commerciale, anche l'evidente crisi del grande Impero tenacemente conservatore e che aveva in questo conservatorismo di stampo medioevale i germi della sua prossima fine: la causa profonda restava l'attitudine incerta del Governo manciù circa la penetrazione degli "occidentali" sul territorio. L'Impero Cinese aveva avuto delle aperture commerciali verso le potenze europee fin dalla metà del secolo: aveva reso disponibili agli stranieri i suoi porti stringendo accordi bilaterali con le potenze europee nel 1842 e nel 1860, ma non desiderava affatto una dilatazione della presenza straniera nelle sue città e nella sua società.
La Cina però dimostrava una grande fragilità, reale e radicata: l'Impero Celeste era minato nella sua stessa sopravvivenza per fattori interni, non per gli appetiti delle altre potenze. Il Governo dei Mandarini doveva confrontarsi con rivolte di vario genere che scoppiavano nelle province, a causa anche dell'economia stagnante e della povertà diffusa. Vi era poi la minaccia delle società segrete, sempre più numerose e sempre più pericolose. Dopo il Congresso di Berlino del 1884-1885, l'imperialismo europeo aveva deciso di espandersi sempre di più, e naturalmente non era sfuggita alle potenze occidentali la progressiva debolezza e decadenza del millenario Impero Cinese.
La guerra cino-giapponese del 1894-1895 aveva dimostrato ancora una volta come il Governo di Pechino e la dinastia regnante fossero ormai incapaci di governare, con un esercito notevolmente indebolito e poco efficiente e soprattutto con una burocrazia avida e corrotta, che permetteva qualsiasi tipo di commercio, legale e illegale. La fase discendente di un glorioso antico regno era ormai verso la sua parte finale, in realtà come quello degli altri grandi imperi occidentali. Nello stesso periodo avrebbe visto la fine anche l'Impero zarista.
Dopo il conflitto cino-giapponese, che aveva segnato la vittoria dell'Impero del Sol Levante, l'Europa cercò dunque di ottenere dalla corte di Pechino nuovi vantaggi per contrastare l'avanzata della nuova, pericolosa potenza orientale. La Cina venne di fatto ripartita in zone di influenza economica che prevedevano future zone di divisione anche politica del territorio e la fine della sovranità cinese di fatto e di diritto. In sostanza gli europei chiedevano concessioni per le ferrovie e per alcuni territori in affitto. La Russia si installò nella Manciuria, prendendo in affitto Port Arthur; la Germania estese la sua influenza sullo Shantung, con la baia di Kiao-Tcheo; la Francia ebbe la sua parte in tre province meridionali dell'Impero, con il porto di uang-The-Quan. La Gran Bretagna non riuscì ad opporsi a queste politiche di espansione e ottenne allora delle concessioni ferroviarie nella vallata dello Yang Tze, con l'affitto di un porto. Fu poi naturale che le sfere d'influenza economica si mutassero rapidamente in sfere d'influenza politica. L'Italia cercò di avere anch'essa la concessione di un porto in Cina, ma inutilmente.
Alla fine del 1899 all'interno della Cina le società segrete, che divenivano sempre più potenti e determinate, organizzarono dei movimenti xenofobi di resistenza alla penetrazione occidentale. Una delle società segrete più importanti fu quella che gli inglesi ribattezzarono dei Boxers, in quanto l'ideogramma che la distingueva in cinese rappresentava "il pugno della giusta armonia". La dinastia Manciù, con l'ultima imperatrice Tsu Hitsu, decise che era questa la società segreta più forte e più organizzata, e quindi si alleò segretamente con i suoi esponenti, sperando che quanto non riusciva a fare un esercito, potesse essere realizzato dagli insorti. Ma questi tentativi di rivolta contro le protezioni occidentali non ebbero alcun risultato pratico. Vi furono massacri, uccisioni di europei: fu ucciso anche il Ministro plenipotenziario tedesco von Ketteler. Il 21 giugno 1900 la Cina dichiarò guerra alle potenze straniere: il Quartiere delle Legazioni a Pechino rimase assediato per 55 giorni. A difenderlo non vi erano molte truppe: solo 400 fra soldati e marinai, di cui 28 italiani.
Nell'agosto del 1900 un Corpo di Spedizione internazionale fu formato in tutta fretta per risolvere l'assedio alle Legazioni: in quindici giorni le forze militari europee, al comando del feldmaresciallo tedesco Alfred Graf von Waldersee, riuscirono ad arrivare in Cina e divennero padrone della situazione. Quasi paradossalmente proprio questo intervento militare salvò la Cina dall'annientamento totale della sua sovranità. Infatti le potenze europee decisero, causa la rivalità che le opponeva in altri scacchieri strategici e non fidandosi reciprocamente, di far rimanere unito l'Impero Cinese e di non dividerlo in vari settori con protettorati più o meno larvati, purché i loro privilegi economici e le loro influenze politiche fossero mantenuti nell'equilibrio che si era venuto costituendo.

Un carabiniere e un marinaio inviati in Cina con la missione italiana. (1900)Anche l'Italia partecipò al Corpo di Spedizione internazionale, comandato dal colonnello Vincenzo Garioni, inviando un Battaglione di Fanteria, uno di Bersaglieri, una batteria di mitragliatrici, un Distaccamento misto del Genio, un piccolo ospedale da campo e un drappello per la sussistenza: in totale 1.882 soldati e 83 ufficiali. Furono inviati inoltre un contingente di Carabinieri Reali e quattro navi da combattimento della Regia Marina. Con alterne vicende la colonna internazionale riuscì ad arrivare a Pechino e a sconfiggere i rivoltosi, costringendo l'Impero Cinese a fare delle concessioni a tutte le potenze europee. Con l'accordo del 2 giugno 1902 l'Italia ebbe una riparazione monetaria e soprattutto la Concessione a Tien Tsin, in perpetuo e come affitto, situata tra quella russa e quella austriaca, con 500mila mq di superficie. Tra il 1900 e il 1914 gli europei avrebbero fortemente aumentato la loro presenza in Cina: erano 12mila alla vigilia del 1900, ma nel 1914 raggiunsero la cifra di 65mila. I capitali investiti furono enormi e gli scambi commerciali intensissimi. Tra il 1898 e il 1907 si cominciarono a costruire ferrovie. Nel campo industriale gli europei avevano l'esclusività, si trattasse della produzione di cotone e dei docks di Shanghai o dei cantieri di costruzioni navali.
Nel marzo 1903, con l'avvicendamento delle truppe regolari che avevano domato la rivolta dei Boxers, si decise di costituire a Pechino un Distaccamento fisso dell'Arma presso la nostra Legazione, per la sua tutela, con compiti di sicurezza e scorta che i Carabinieri avrebbero assolto fino al 1914. Le capacità richieste per arruolarsi in questo particolare reparto erano di alto profilo professionale e umano. I candidati dovevano avere una reale «robusta costituzione» e una salute di ferro, senza alcuna minima infermità: parecchi aspiranti furono scartati perché «non davano tutte le garanzie di robustezza e resistenza allo speciale servizio a cui erano destinati». I richiedenti dovevano inoltre essere disposti a restare in Cina per una ferma non inferiore ai tre anni: periodo lunghissimo, per quei tempi, considerato che era escluso, salvo ragioni eccezionali, ogni rientro in patria prima del triennio.