1883. Ad Assab: una seconda missione "fuori area".

Eritrea, 1888: carabinieri in grande uniforme con i zaptiè.

Dopo il Trattato di Santo Stefano fra lo Zar e il Sultano ottomano, firmato nel marzo del 1878, le potenze europee si riunirono nello stesso anno a Berlino per risolvere, nel loro intento «definitivamente», i problemi riguardanti la questione d'Oriente. Gli accordi vennero presi per regolare gli equilibri nei Balcani, e per alcuni anni non sarebbero stati rimessi in discussione, anche se i Balcani sarebbero rimasti la causa permanente delle difficoltà tra l'Austria-Ungheria e la Russia.
L'attenzione dunque si rivolse ai territori extraeuropei. Nel quadro generale di un imperialismo coloniale che caratterizzò la politica estera degli Stati europei nell'ultimo ventennio del XIX secolo, la questione del predominio nel Mediterraneo divenne molto delicata. Gli inglesi avevano il problema di dominare lo Stretto di Sicilia, il Canale di Suez e l'Egitto quali vie all'Impero delle Indie, ma i loro interessi strategici si scontravano con quelli della Francia e dell'Italia. Parigi si era insediata stabilmente in Algeria e Tunisia, soppiantando l'Italia che pure era forte di un popolazione immigrata di circa 10mila unità. Anche in Egitto la numerosa comunità italiana del Cairo e soprattutto di Alessandria non aveva comportato un'influenza politica del nostro Paese, nonostante dal punto di vista economico e culturale tale comunità fosse profondamente integrata nel tessuto sociale alessandrino e cairota.
L'Italia, soprattutto per le delusioni ricevute in Tunisia e in Egitto, dove non erano stati riconosciuti i suoi interessi preminenti nel 1881-1882, rivolse dunque la sua attenzione verso il Mar Rosso: sia per motivi di prestigio nazionale che per sviluppare i commerci si ritenne necessario insediarsi in quelle lontane terre, nelle quali non sembrava esserci il pericolo di urtare interessi di altre grandi potenze europee. La Compagnia di Navigazione Rubattino si era da tempo stabilita nel porto di Assab, creando una piccola stazione commerciale e stipulando successivi contratti di acquisizione territoriale con i sultani della zona costiera. Il Sultano di Raheita accettò il protettorato italiano e in questo modo la nostra sfera d'influenza si estese fino al possedimento francese di Obok, nel golfo di Tagiura. Già nel 1880 il Ministro Benedetto Cairoli aveva insediato nel porto di Assab un Commissario civile per conto del Regio Governo. Il 10 marzo 1882 la Società Rubattino gli cedeva, per una forte somma, i propri acquisti: la convenzione fu approvata dal parlamento e divenne Legge Organica il 5 luglio dello stesso anno.
Il Regio Governo aveva ritenuto che fosse giunto il momento di proclamare la sovranità italiana su quel porto e farne un'importante base per il commercio del neonato Stato unitario, al quale era necessario espandersi oltre il Mediterraneo allo scopo di creare una propria zona di interessi in un territorio in cui altri concorrenti non potessero avanzare pretese. Nel febbraio del 1885 una spedizione italiana occupava Massaua: era iniziata la conquista coloniale nell'Africa Orientale.

Dell'istruzione dei zaptiè eritrei se ne occupò l'Arma, ottenendo ottimi risultati.Per quanto riguardava Assab, fu deciso solo in un secondo momento che sarebbe stato necessario procedere dalla costa all'occupazione dell'interno, per garantire la sicurezza del porto. Ai sensi di questa legge, Assab e la zona limitrofa (di circa 630 kmq) erano dichiarate Colonia italiana; l'ordinamento politico, modellato su quello delle colonie inglesi, riservava al Regio Governo ogni facoltà legislativa ed esecutiva. Il possedimento dipendeva direttamente dal Ministro degli Affari Esteri. Nello stesso anno in cui fu proclamata la sovranità italiana su quel porto (1882), il 28 dicembre, il Ministero degli Affari Esteri si rivolse al Ministero della Guerra chiedendo che fossero designati i militari dell'Arma che, secondo un progetto di legge, avrebbero dovuto essere inviati «in quella nostra colonia», non appena il bilancio relativo al progetto fosse stato approvato dal parlamento.
Infatti era stato deciso di costituire nel porto di Assab una Stazione dei Carabinieri Reali per tutelare la sicurezza dei connazionali trasferiti e colà operanti e l'ordine interno. Il numero dei militari da inviarsi era previsto in 4 unità: un sottufficiale e 3 carabinieri. Erano anche stati indicati dal Ministero i criteri di scelta che avrebbero dovuto improntare la selezione degli uomini che sarebbero stati proposti per quell'impiego: innanzi tutto erano richiesti la volontarietà del servizio e l'impegno a «scontare una ferma non minore di due anni». I militari, poi, avrebbero dovuto essere scelti fra quelli montati, giacché dovevano poter eseguire, appunto, perlustrazioni a cavallo. Possibilmente, almeno uno di essi avrebbe dovuto essere ammogliato. L'impianto della Stazione comportava degli oneri economici che sarebbero stati assunti dal Ministero degli Affari Esteri, il quale avrebbe preso a suo carico le spese di viaggio sia per l'andata che per il ritorno, incluse quelle di trasporto per i quadrupedi e gli effetti di servizio.
I carabinieri prescelti dovevano essere equipaggiati con un armamento «il più leggero possibile». Avrebbero portato con sé la grande uniforme, ma nessun altro oggetto di panno, mentre erano previste almeno una mezza dozzina di uniformi di fatica di tela. Il corredo comprendeva inoltre molte paia di scarpe. Anche in questo caso, «all'occorrenza», il Ministero avrebbe provveduto alla spesa. Contatti erano stati avviati poi con il Ministero della Regia Marina affinché, se lo avessero voluto, i militari dell'Arma potessero ottenere dalle Regie Navi che avrebbero stazionato in Assab una razione viveri uguale a quella dei marinai e allo stesso prezzo. Lo stipendio dei carabinieri avrebbe continuato ad essere a carico del Ministero della Guerra, mentre quello che allora veniva chiamato «soprassoldo», ovvero l'indennità di missione, sarebbe stato corrisposto direttamente dal Ministero degli Affari Esteri: tale indennità mensile era stata stabilita in lire dell'epoca 150 per il sottufficiale e in lire 100 per gli altri uomini.