LA PROIEZIONE INTERNAZIONALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI


DAL 1855 FUORI DAI CONFINI NAZIONALI

L'impegno dell'Arma al di fuori dei confini nazionali risale alla metà del XIX secolo, a pochi decenni dalla costituzione del Corpo. Nel 1855, l'Arma partecipò alla campagna di Crimea con un contingente di 52 unità, svolgendo compiti di polizia nella città di Costantinopoli, accanto alla polizia turca.

Da lì in poi, i Carabinieri hanno visto il loro impiego all'estero a Creta, in Macedonia, in Albania, in Cile, in Grecia, e, ancora, in Palestina, in Somalia e in Libano, prendendo parte alle più significative esperienze nazionali condotte sotto egida ONU, NATO, UE, OSCE o di coalizioni internazionali.

A partire dai primi anni '90, nei Balcani l'Arma ha visto crescere il proprio impegno nel mantenimento della sicurezza internazionale, sperimentando quel modello operativo oggi noto a tutti con l'acronimo di MSU: Multinational Specialized Unit. Nel 1997 il Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa (SACEUR), responsabile dell'attuazione degli Accordi di Dayton, avvertì l'esigenza di impiegare in quel Teatro operativo forze di polizia ad ordinamento militare per colmare il cosiddetto “security gap” tra le capacità delle Forze militari – non specificamente addestrate per il mantenimento della sicurezza pubblica con un approccio di prevenzione – e le carenze delle strutture locali di sicurezza. Fu così che, nell'agosto del 1998, dopo l'approvazione da parte del Consiglio del Nord Atlantico, l'Arma schierò, in Bosnia, il Reggimento MSU con il compito di garantire l'ordine e la sicurezza pubblica, assistere il ritorno degli sfollati e dei rifugiati, supportare l'insediamento dei governi e contribuire al controllo della crisi, in coordinamento con la missione civile di polizia dell'ONU “International Police Task Force” (IPTF).

La formula si rivelò tanto efficace da essere replicata in ulteriori, analoghi, contesti: dall'operazione NATO in Albania, al Kosovo, Stato in cui è tuttora presente un Reggimento MSU, all'Iraq, dove l'attentato del 12 novembre 2003 a Nassiriya, perpetrato contro la base del Reggimento MSU, costò la vita a 19 italiani, tra cui 12 Carabinieri.

A partire dall'esperienza delle MSU, la stessa Unione Europea ha sviluppato nel tempo lo strumento delle Unità Integrate di Polizia (Integrated Police Units - IPU), assetti capaci di operare nell'intero spettro delle capacità di polizia, in scenari di sostituzione e di rafforzamento delle polizie locali.

Le Nazioni Unite, invece, hanno colto l'esperienza MSU per sviluppare un ulteriore modello di riferimento: le Unità Formate di Polizia (Formed Police Units – FPU), unità di polizia “robuste”, con capacità prevalentemente di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, in grado di operare nell'ambito di una catena di comando civile.



LA PROIEZIONE INTERNAZIONALE OGGI

L’Arma partecipa alla proiezione degli assetti della Difesa nei diversi Teatri di crisi, fornendo un modello proteso allo sviluppo delle Forze di sicurezza dei Paesi interessati e concretizzando, in tal modo, il concetto di stability policing, intesa quale capacità militare di polizia, che contribuisce alla creazione di un Safe And Secure Environment (SASE), ristabilendo il rispetto della legge, l'ordine e la sicurezza pubblica, contrastando il terrorismo, le insurrezioni e la criminalità, nonché ripristinando l’azione governativa attraverso compiti di sostituzione e di rafforzamento delle forze di polizia locali.

La presenza istituzionale riguarda essenzialmente:
- la polizia esecutiva, chiamata a sostituire forze di polizia collassate o non in grado di fare fronte al proprio mandato;
- la polizia di rafforzamento, per la ricostituzione delle capacità tipiche delle forze di polizia e delle istituzioni locali, attraverso strutturate attività di addestramento e consulenza;
- la capacità di ricostruzione, per il perseguimento degli obiettivi diplomatici, fornendo consulenza e partecipando a consessi che ricercano le linee guida per la normalizzazione a lungo termine delle aree di crisi, che l’Arma svolge attraverso una crescente rete di esperti impiegati quali Advisor.

Per le attività di polizia esecutiva, i Carabinieri sono in Kosovo, con l’MSU nell’ambito della missione NATO KFOR, svolgendo compiti di polizia generale, specialistica e intelligence criminale, in supporto alla Kosovo Police Force.

L’Arma svolge, invece, funzioni di polizia di rafforzamento nell’ambito delle Missioni Addestrative Italiane (MIADIT), schierate in Palestina e Gibuti, nonché della Missione Bilaterale di Supporto in Niger (MISIN), della Missione Bilaterale di Assistenza e Supporto in Libia (MIASIT) e della Missione Militare Bilaterale in Libano (MIBIL), in favore delle locali Forze di polizia.

Con particolare riguardo al continente africano, l’Istituzione, oltre che con la MIADIT, la MISIN e la MIASIT, è presente nelle regioni del:
- Corno d’Africa, in Somalia, ove contribuisce alle missioni European Union Training Mission (EUTM), svolgendo attività di mentoring a favore di quel Ministero della Difesa, e European Union Capacity Building Mission (EUCAP);
- Sahel, in Mauritania, ove distacca un Istruttore presso il Collège de Defense du G5 Sahel.

In Medio-Oriente i Carabinieri sono presenti, come accennato, in Palestina ma anche in:
- Iraq, nell’ambito della NATO Mission - Iraq (NM-I), svolgendo attività di Training, Advising and Assisting (TAA) a favore della controparte irachena, e in EUAM Iraq (European Advisory Mission for the Security Sector Reform), con lo scopo di sostenere l’implementazione degli aspetti civili del Programma di Riforma del Settore della Sicurezza all’interno della Strategia di Sicurezza Nazionale Irachena;
- Libano, nella missione Interim Force in Lebanon (UNIFIL), il cui compito - in particolar modo - si sostanzia nel monitoraggio della cessazione delle ostilità sul confine esistente tra Israele e Libano nonché nell’assistenza alla popolazione civile, e nella Missione Italiana Bilaterale in Libano (MIBIL), ove sono periodicamente inviati Team specializzati per l’addestramento delle Forze Armate e di Sicurezza libanesi.

L’Arma partecipa altresì alla UNFICYP a Cipro, schierando Police Adviser il cui compito è quello di vigilare sull'applicazione del cessate il fuoco e contribuire al controllo di una Buffer Zone estesa per una lunghezza di 180 Km ed una ampiezza variabile da 20 metri a circa 7 Km che, di fatto, separa il Nord (Turco) dal Sud (Greco) e divide in due la città di Nicosia.

L’impegno dell’Arma all’estero si completa, infine, con tutte le altre attività di Polizia Militare svolte per garantire le condizioni generali di ordine e sicurezza della compagine militare, in Kosovo, Libano, Niger, Gibuti, Lettonia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia, Iraq, Kuwait e Giordania (nell’ambito dell’Operazione anti ISIL “Inherent Resolve”), e Libia.

Per quanto attiene alle attività di cooperazione internazionale con finalità addestrative e di scambio di migliori pratiche, l’Arma dei Carabinieri è membro dell’Associazione Internazionale delle Forze di Polizia a statuto militare (FIEP) - che ad oggi conta 20 partner - dell’Organizzazione delle Polizie d’America AMERIPOL e partecipa attivamente alla Rete Europea di Istituti di Scienze Forensi (ENFSI).

Un altro importante strumento di cooperazione è rappresentato dalle intese tecniche di cooperazione, sottoscritte dal Comandante Generale, su delega del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ai sensi dell’art. 167 del Codice dell’Ordinamento Militare, con le Forze di sicurezza dei Paesi di preminente interesse strategico. Ad oggi sono state concluse intese con le Forze di sicurezza di Albania, Algeria, Argentina, Etiopia, Georgia, Gibuti, Kenya, Messico, Moldavia, Namibia, Qatar, San Marino, Città del Vaticano, Ruanda Somalia, Ucraina, Uganda, la Polizia di Abu Dhabi (EAU), gli Stati Uniti d’America (NCIS e DoD) e con Organizzazioni internazionali, quali l'East Africa Police Chiefs Cooperation Organization (EAPCO), la FAO, l’OLAF, l’IILA, l’UNEP e la PSOD (Peace Support Operations Division) dell’Unione Africana.

L’Istituzione è inoltre impegnata in vari progetti, finanziati sia dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sia dalle principali Organizzazioni Internazionali, Unione Europea in primis, finalizzati a rafforzare le capacità delle Forze di sicurezza di Paesi di preminente interesse strategico, con particolare focus sul continente africano. In atto l’Arma è impegnata con propri esperti distaccati in Etiopia, Niger, Macedonia del Nord e Belgio. Le progettualità, che si sostanziano nello svolgimento di mirate attività addestrative, possono anche prevedere delle componenti finalizzate all’approvvigionamento di mezzi e materiali.

L’Arma è attivamente impegnata nella cooperazione internazionale anche con riferimento a quelle competenze che in Patria costituiscono comparti di specialità: salute, ambiente, sicurezza dei luoghi di lavoro, cultura, paesaggio.

In particolare, nel settore della tutela del patrimonio culturale, l’Italia - da tempo alla guida di iniziative internazionali volte a tutelare il patrimonio culturale in contesti di crisi - è stato il primo Paese al mondo a istituire e mettere a disposizione dell’UNESCO la Task Force italiana “Unite4Heritage”, oggi ridenominata Task Force dei “Caschi Blu della Cultura”, istituita con Decreto del Ministro della Cultura firmato il 31 marzo 2022, quale unità operativa promossa dal Governo italiano per intervenire in aree colpite da emergenze, come calamità o crisi prodotte dall’uomo, in una cornice di sicurezza, con l’obiettivo di salvaguardare i siti archeologici, i luoghi della cultura ed i beni culturali, contrastare il traffico internazionale di beni culturali illecitamente sottratti, supportare l’Autorità dei Paesi esteri richiedenti nella predisposizione di misure atte a limitare i rischi che situazioni di crisi o emergenziali potrebbero arrecare al patrimonio culturale di quella Nazione.

I “Caschi Blu della Cultura” sono costituiti da militari altamente qualificati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), addestrati per intervenire nelle aree colpite da emergenze, a cui compete la gestione operativa-logistica delle missioni e, su adesione volontaria, da esperti civili del Ministero della Cultura, dotati di specifica formazione, a cui compete la gestione tecnico-scientifica.

Tra gli interventi della Task Force si annoverano, in campo nazionale, quelli condotti in seguito ai terremoti del Centro Italia e di Ischia, in occasione dell’emergenza “acqua alta” che ha colpito Venezia, e dopo il terremoto che ha colpito Barberino di Mugello (FI); a livello internazionale, gli interventi in Messico, Albania, Libano e Croazia nonché i corsi d’addestramento svolti in favore di altre forze di polizia dei locali ministeri di Paesi quali: Kosovo, Iraq, Equador, Messico, Albania, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Cuba, El- Salvador, Iran, Libia, Palestina, Perù e Qatar.

Parallelamente, l’Arma dei Carabinieri, nell’ambito dell’iniziativa governativa relativa all’istituzione dei “Caschi verdi per l’ambiente”, persegue l’obiettivo di realizzare una Task Force Carabinieri (TF CC), denominata “Unite4Environment”, in grado di svolgere interventi a tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale in caso di disastri naturali o gravi crisi sul territorio nazionale ma anche, all’occorrenza, in ambito internazionale, nel quadro delle azioni promosse dall’UNESCO.

Il dispositivo in parola opera ad integrazione del Team nazionale di “esperti ambientali” selezionati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, tra geologi, biologi, architetti e fisici, che fornirà supporto nelle aree protette e nei territori riconosciuti in ambito internazionale, con la finalità di garantire la salvaguardia e la valorizzazione dei siti UNESCO.



IL POLO INTERNAZIONALE DI VICENZA

L'esperienza maturata ha prodotto strumenti per la gestione delle crisi di assoluto rilievo, ospitati in un unico polo – la caserma “Chinotto” di Vicenza – dove operano il CoESPU (Centre of Excellence for Stability Police Units), EUROGENDFOR (European Gendarmerie Force) e il NATO SP COE (Stability Policing Centre of Excellence), sotto l'egida, rispettivamente, delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea e dell'Alleanza Atlantica.

Il CoESPU - costituito nel 2005 a seguito del summit dei Paesi del G8 di Sea Island (USA), che aveva adottato il Piano d’Azione “Estendere la Capacità Globale per Operazioni di Supporto alla Pace” - è il progetto italo-statunitense nato con l’obiettivo di incrementare le capacità delle forze di polizia, soprattutto del continente africano, di partecipare alle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. In tale quadro, era stato previsto, entro il 2010, l’addestramento di 75.000 peacekeeper internazionali, il cui 10% composto da forze di polizia e gendarmerie-type forces specializzate ad operare in contesti di transizione, a supporto del processo di stabilizzazione e ricostruzione in scenari post-conflitto. Al CoESPU, in particolare, era stato affidato il compito di preparare 3.000 addestratori, destinati a formare ulteriori 4.500 unità nei rispettivi Paesi, per costituire Unità Formate di Polizia dell’ONU e dell’Unione Africana, le “Formed Police Unit” o “FPU”. Oggi, a quasi 20 anni dalla sua fondazione, il centro rappresenta un polo dottrinale e addestrativo internazionalmente riconosciuto, in continua espansione, che ha saputo estendere la sua offerta formativa anche a settori quali la tutela di genere e la protezione del patrimonio culturale, addestrando un totale di oltre 14.000 unità provenienti da 130 differenti Paesi e 17 Organizzazioni Internazionali.

La Forza di Gendarmeria Europea, conosciuta con l’acronimo di EUROGENDFOR è un'organizzazione multinazionale costituita da 7 forze di polizia a ordinamento militare di Paesi dell’Unione Europea quali Italia, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, alle quali si aggiungono i carabinieri della Moldavia e i gendarmi della Turchia in qualità di osservatori nonché i militari della Lituania, quali partner. L’organizzazione contribuisce alle operazioni di crises management, prioritariamente dell’Unione Europea, ma anche delle Nazioni Unite e della NATO e che si avvale di una struttura standing a Vicenza per il comando e la pianificazione delle missioni.
Nata da un’iniziativa politico-militare intrapresa durante la riunione informale dei Ministri della Difesa dell’Unione europea tenutasi a Roma l’8 ottobre 2003, la Forza di Gendarmeria Europea si è distinta quale efficace mezzo di intervento in grado di operare anche in scenari altamente destabilizzati ed è stata schierata in Bosnia, Haiti, Afghanistan, Repubblica Centro Africana, Mali e Libia, con compiti esecutivi e per la formazione delle forze di sicurezza locali. Il suo contributo si concretizza nell’impiego di contingenti omogenei, in singoli esperti e in team ad alta specializzazione.

Il NATO Stability Policing Centre of Excellence è stato costituto nel 2015 dall’Arma dei Carabinieri e posto alle dipendenze funzionali del NATO Allied Command for Transformation (ACT) quale “think tank” dedicato all’elaborazione della dottrina in materia di Polizia di Stabilità e all’addestramento a favore dei Paesi dell’Alleanza Atlantica e partner della NATO. Il centro, accreditato nel novembre 2015, corona, in seno all’Alleanza, il percorso in continua crescita del concetto di Stability Policing, che l’Arma ha teorizzato, concretizzato e normato dottrinalmente, in maniera pionieristica, sin dal 1998 ed in ordine al quale continua ad esercitare, a livello internazionale, un ruolo da protagonista. Grazie alla partecipazione di Forze di Gendarmeria, Polizie Militari straniere e delle altre Forze Armate con capacità nel settore della stabilizzazione, il Centro di Eccellenza si pone quale punto di riferimento indiscusso nel settore dello Stability Policing, fornendo il proprio contributo sia nello sviluppo dottrinale che nella formazione del personale NATO, ma anche nella raccolta delle migliori pratiche da porre in atto nelle attività a favore delle polizie collassate o in via di ricostituzione, promuovendo la cooperazione e l’interoperabilità tra i Paesi NATO e quelli del sistema “Partnership for Peace”.